Il disprezzo dei marocchini per le spose italiane
Al telefono le chiamavano "immondizia". Dalle intercettazioni emergono storie di ragazze in grosse difficoltà economiche e sociali, a volte spinte (o costrette) dagli stessi fidanzati e dalle madri, pronte a sposarsi a loro volta
Ci sono storie di degrado umano e sociale dietro l’inchiesta di Procura e Carabinieri di Busto Arsizio che ha smantellato un’organizzazione che organizzava matrimoni combinati tra marocchini facoltosi ma molto spesso criminali e donne italiane al limite della disperazione, tossicodipendenti o in difficoltà economiche e sociali. Il sostituto procuratore titolare dell’indagine, Francesca Parola, ha svelato alcune di queste storie attraverso alcuni dialoghi tratti dalle intercettazioni come quella in cui parlano la madre di una di queste ragazze e il braccio destro italiano dell’organizzazione, tale Giuseppe Ciancio di Magnago anch’egli arrestato. La donna si rivolge all’uomo chiedendo informazioni sullo sposo che toccherà in sorte alla figlia «Ma chi le fate sposare?» – chiede e la risposta di Ciancio spiega tutto «Signora non si deve preoccupare: si tratta solo di documenti e tra quest’uomo e sua figlia non ci sarà alcun contatto, niente sesso, droga e rock’n roll. Dopo 40 giorni lo sposo paga l’avvocato e avvia la separazione». La madre rassicurata, si proporrà a sua volta per uno di questi matrimoni ma non farà a tempo a divorziare dal proprio marito per l’intervento degli inquirenti.
Dietro queste donne, pronte ad offrirsi in matrimonio per qualche migliaio di euro, c’è quasi sempre un parente o un fidanzato pronto a supportarle in questa scelta: in un altro caso, addirittura, è il fidanzato a fare da testimone di nozze davanti al pubblico ufficiale che celebra il matrimonio. Ma dall’altra parte l’opinione che gli uomini marocchini hanno di queste donne è una sola e lo dice uno dei fratelli Marraki, Jafar, in un’altro dialogo intercettato: «Queste donne qua sono solo immondizia, l’immondizia dell’Italia» – dice ad uno dei futuri mariti. Un disprezzo tale che aveva convinto gli organizzatori a reclutare ragazze dell’est, rumene o ungheresi (quindi cittadine europee), più avvenenti e più economiche di quelle italiane.
Infine spicca il caso del debito di droga pagato dal pusher costringendo la propria compagna a sposarsi con un marocchino legato all’organizzazione. L’uomo, un 30enne della zona di Busto Arsizio, non riusciva più a ripagare la droga acquistata dai fratelli Marraki e – per ripianare questo debito – ha minacciato la sua compagna di fare del male a lei e al bambino, nato dalla loro relazione, nel caso in cui si fosse rifiutata. Uno spaccato di umanità dolente che il procuratore di Busto Arsizio Gianluigi Fontana che non ha potuto fare a meno di sottolineare il momento storico che l’Italia sta vivendo: «Da una parte abbiamo questi matrimoni combinati, dall’altra i barconi di immigrati buttati in mare dai trafficanti e il califfato islamico che è alle nostre porte. Procura e Carabinieri stanno facendo la propria parte per contrastare questi fenomeni».
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