“Il Giorno del Ricordo sia strumento di pacificazione”
Alla cerimonia voluta dal Comune nel giardino di istriani, dalmati e giuliani di via Pista Vecchia, sono intervenuti anche il sindaco Fontana e una rappresentanza di studenti
Ha assunto i contorni di una "lezione all’aperto" la cerimonia organizzata dal Comune di Varese per celebrare il "Giorno del ricordo 2015". Al giardino dedicato a istriani, giuliani e dalmati, che si trova nei pressi del palasport (in via Pista Vecchia) è infatti arrivato questa mattina, 10 febbraio, un folto gruppo di studenti delle scuole cittadine che hanno potuto ascoltare – dalla voce del sindaco Attilio Fontana e di Piermaria Morresi, vicepresidente dell’associazione provinciale che raduna gli esuli – la storia di decine di migliaia di famiglie costrette a lasciare le terre di origine negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Nuclei segnati anche dalla tragedia delle foibe, cavità naturali carsiche trasformatesi in tombe per migliaia di italiani.
Il discorso di Morresi è stato composto sotto forma di lettera «scritta da un giovane al Presidente Mattarella, perché una delle prime uscite ufficiali del nuovo Capo dello Stato è avvenuta proprio oggi in occasione del Giorno del Ricordo». Nelle parole di Morresi, che ha parlato di "prima pulizia etnica d’Europa" è riemerso il dolore per i morti nelle foibe e quello causato dall’esodo verso l’Italia, dopo aver lasciato tutti i propri beni, con la beffe di essere spesso respinti, o comunque osteggiati dagli stessi connazionali. «La presenza di Mattarella oggi rende giustizia ai nostri popoli, così come avvenuto nel 2004 quando il parlamento ha istituito questa giornata – ha proseguito Morresi – Il ricordo di quegli eventi sia ora uno strumento di pacificazione e questa giornata sia sentita come un evento proprio di tutti gli italiani».
Il sindaco Fontana, accanto a Morresi nel tributare gli onori alle corone di alloro deposte nel giardino pubblico, ha sottolineato come «per troppi anni non si sia praticamente parlato di questi avvenimenti. Ed è bello che il Parlamento abbia, una decina di anni fa, scelto di celebrare il Giorno del Ricordo ed è bello che sia presente una rappresentanza delle scuole. L’Italia ha avuto le sue colpe nel respingere le persone già costrette all’esodo». Gente che, come ha detto una di coloro che visse sulla propria pelle l’addio alla terra di origine, «è italiana due volte: una per nascita e una per scelta». E che non ha mai rimpianto quella decisione, per quanto difficile da prendere e dolorosa da subire.
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