L’imprenditore e gli estorsori: “Ho venduto l’azienda per paura”
Testimonia in aula nel processo a Francesco De Marte, l'unica vittima dell'associazione a delinquere saronnese che ha avuto il coraggio di denunciare i propri estorsori: "Per cinque anni ho subito intimidazioni"
«Anche se i miei estorsori sono stati arrestati io ho ancora paura per me e per la mia famiglia. Lo stato di soggezione in cui mi trovo mi ha portato a mettere in vendita la mia azienda». A parlare in questi termini non è un imprenditore che vive in Calabria, in Campania o in Sicilia ma bensì a Gerenzano e oggi (mercoledì) ha testimoniato nel processo a Francesco De Marte, imputato di estorsione nei confronti di un’officina meccanica che ha tenuto sotto scacco per 4 anni prima che il titolare si decidesse a denunciare, a dire basta. De Marte per anni ha preteso che in quell’officina i mezzi della sua impresa avessero la precedenza su tutti gli altri, pagava ma pretendeva che lo si facesse in nero e con sconti molto superiori alla norma «se doveva pagarmi un lavoro da 1000 euro me ne dava 600 e considerava saldato il conto» – ha raccontato ai giudici Renata Peragallo, Daniela Frattini e Sara Cipolla del tribunale di Busto Arsizio.
Francesco De Marte, arrestato ad aprile del 2014 nell’operazione San Marco coordinata dal pm Pasquale Addesso e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Saronno, non è nuovo ad episodi come questo. Nel 2010 venne arrestato, e poi condannato, per una serie di incendi a camion, automobili, mezzi di cantiere, spari alle serrande di un ristorante in tutta l’area che va dal Saronnese fino all’Altomilanese. Un clima di terrore, quello instaurato dal De Marte, considerato parte integrante di una cosca della ‘ndrangheta attiva a Seminara, in provincia di Reggio Calabria. Per tutti gli altri componenti dell’organizzazione attiva nell’area a cavallo delle province di Varese e Como le condanne sono già arrivate in sede di udienza preliminare mentre il 44enne ha scelto di andare a processo davanti al collegio giudicante. Difeso dall’avvocato Cesare Cicorella, il De Marte era presente in aula questa mattina, sereno e pacato nei modi ha ascoltato uno dei suoi accusatori senza batter ciglio.
L’imprenditore gerenzanese ha raccontato come, dopo solo due mesi dal giorno in cui si presentò
Il 3 gennaio del 2011, dopo l’ennesima minaccia nei suoi confronti, questa volta eseguita Diego Tripepi (già condannato per questo fatto, ndr) l’imprenditore decise di denunciare l’estorsione in atto ai carabinieri. Ad oggi si tratta dell’unica denuncia nei confronti del clan De Marte-Tripepi: «Diego Tripepi venne da me ad intimarmi di proseguire con i lavori sui loro mezzi e mi disse: a te ti puzza la vita, Gesù ti deve assistere». L’avvocato Cicorella, durante il controesame, ha cercato di scardinare il racconto del teste: «Perchè ha denunciato De Marte e invece non ha proceduto nei confronti di Diego Tripepi?» – ha chiesto il legale in riferimento al fatto che la denuncia nei confronti del Tripepi venne ritirata davanti ad un maresciallo dei carabinieri di Cislago: «Perchè il maresciallo dei carabinieri le chiese se voleva proseguire nella sua denuncia nei confronti di Tripepi?». Lo stesso maresciallo verrà sentito come teste della difesa. Nella prossima udienza verranno sentiti anche tre dipendenti dell’officina al centro della vicenda.
Oggi l’imprenditore ha ancora paura, dopo gli arresti di marzo del 2014 si sono presentati in officina un fratello di Francesco De Marte e uno dei fratelli di Diego Tripepi: «Non ho subito minacce da loro – racconta – ma il fatto che siano venuti da me dopo gli arresti non mi fa stare affatto tranquillo. Ho anche messo l’azienda in vendita perchè temo altre ritorsioni e ora temo anche per la mia famiglia».
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