La vita, la morte e la libertà e il diritto all’autodeterminazione
Gli studenti dello scientifico Ferraris hanno incontrato Mina Welby e Beppino Englaro. Sul piatto le sollecitazioni ad affrontare i temi dell'etica e della bioetica come parti integranti della vita di ciascuno
La libertà , l’autodeterminazione, l’etica: sono questi i temi su cui sono stati invitati a riflettere gli studenti dell’ultimo anno dello scientifico Ferraris di Varese. Nel corso di un incontro organizzato dal Dipartimento di storia e filosofia del Liceo insieme all’Uaar ( Unione atei, agnostici e Razionalisti), i ragazzi sono stati posti di fronte ai problemi dell’eutanasia e della morte dignitosa. «È un tema che proponiamo per la prima volta in una scuola – spiega Gabriele Barbieri cordinatore dell’UAAR – Da alcuni anni facciamo approfondimenti su Darwin nella giornata a lui dedicata ma non avevamo mai affrontato questo settore. La risposta dello scientifico ci fa piacere e ci induce a presentarci anche ad altre scuole. In verità, siamo stati contattati dal Dipartimento del liceo e abbiamo organizzato l’incontro coinvolgendo Beppino Englaro, padre di Eluana, Mina Welby, moglie di Piergiorgio, Mario Riccio, anestesista, e Monica Fabbri, ricercatrice presso l’Istituto scientifico San Raffaele di Milano ed ex componente del Comitato etico della Chiesa Valdese».
Gli studenti dell’ultimo anno hanno sentito parlare di dignità nella morte, di accanimento terapeutico, di autodeterminazione: « Sono giovani ma è proprio a questa età che bisogna interrogarsi sulla vita che si vuole per sè – continua Barbieri – Devono imparare a porsi domande e ad affrontare le scelte, in piena libertà, senza condizionamenti».
E sono stati proprio Mina Welby e Beppino Englaro a evidenziare l’importanza di una lotta per le proprie idee: « Quando io ho iniziato la mia battaglia ero solo – ricorda il papà di Eluana – oggi il tema è all’attenzione della nostra società. Ne discutiamo, ci scontriamo ma non nascondiamo più questo delicato tema».
La sofferenza, la paura, la morte sono state affrontate dal punto di vista scientifico con l’anestesista Mario Riccio: « Io non so cosa sia la “morte naturale”. È quella che sopraggiunge quando non si ha mai avuto a che fare con la medicina e i farmaci. Pensiamo ai vaccini: senza di loro, oggi sopravviverebbe un quinto della popolazione. Chi si oppone ai vaccini andrebbe perseguito per eutanasia? Così per i dializzati che quotidianamente devono sottoporsi a cure: chi le rifiuta andrebbe costretto? O i malati di cuore: se non cambiano abitudini di vita, dieta e non prendono farmaci, possono essere obbligati? Io non so cosa sia l’accanimento terapeutico perchè il confine è molto labile ed è sempre condizionato dal giudizio personale».
Il campo è molto vasto per avviare una riflessione profonda: « L’idea della morte è cambiata nel corso dei secoli e delle generazioni – ricorda la biologa Fabbri – Un tempo, la peggior morte era quella improvvisa perché ti strappava dagli affetti senza darti la possibilità di congedarti adeguatamente. Oggi, la maggior parte delle persone, se intervistate, si augurano di non accorgersi di nulla e di non soffrire. La vita e la morte fanno parte entrambe dello stesso ciclo. Non è vero che la sofferenza porti alla salvezza. La scienza deve essere al nostro servizio non può costringerci. Io sono credente e sono convinta che la vita sia una relazione con Dio che ci dà opportunità ma non ci obbliga a nulla».
Temi profondi e difficili che i ragazzi hanno seguito con attenzione: appare tutto lontano ma è tutto parte dalla libertà che ognuno è chiamato a darsi.
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