Matrimoni combinati, altri due in manette
Si tratta di un uomo, arrestato a Taranto, e di una donna che si è consegnata a Milano. Intanto sono iniziati gli interrogatori degli altri 23 tra i quali il braccio destro del capo in Italia, Giuseppe Ciancio
Una donna si è consegnata spontaneamente ed è ora in carcere a San Vittore mentre un altro uomo è stato arrestato in Puglia ed è in cella a Taranto. Sale a 25 il numero degli arrestati nell’ambito dell’indagine "Wedding Planner", condotta dal sostituto procuratore di Busto Arsizio Francesca Parola e dai carabinieri di Busto Arsizio sui matrimoni combinati tra marocchini e italiane culminata con l’operazione di domenica notte. Attualmente i latitanti sono ancora due e tra questi c’è Jaffar Marraki, il fratello del capo dell’organizzazione che in poco più di un anno è riuscita a combinare almeno 33 matrimoni di comodo per ottenere il permesso di soggiorno in Italia.
Nel frattempo sono iniziati gli interrogatori degli arrestati nella zona di Busto Arsizio. Tra questi c’è Giuseppe Ciancio, già in carcere da novembre 2013, ed Eros Nisi ma entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Una terza persona ha invece risposto, si tratta di un ragazzo di 20 anni che aveva a volte il ruolo di autista, altre volte di testimone e anche di sposo ma alla domanda su dove fosse sua moglie non ha saputo dare alcuna precisazione. Naturalmente la Procura non ritiene attendibile la sua versione.
Tutti, nel sistema messo in piedi dai fratelli Marraki, avevano un ruolo preciso perchè funzionasse: c’era chi faceva il testimone, chi si occupava dei documenti necessari, chi faceva l’autista, chi l’invitato e chi si occupava di prenotare il ristorante, quasi sempre lo stesso ristorante cinese perchè considerato molto economico. I due settori, droga e matrimoni, erano ben separati ma si alimentavano l’un l’altro: i soldi ricavati dall’organizzazione dei matrimoni, infatti, venivano in parte investiti nell’acquisto di partite di hashish che veniva trasportato in Italia tramite corrieri e ovulatori e spacciato, il resto finiva in Marocco. In Italia, infatti, i Marraki risultavano nullatenenti e completamente sconosciuti al fisco.
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