Pozzecco, lacrime d’addio: “Non sono riuscito a realizzare i sogni”

L'ormai ex coach resterà in società ma con un ruolo ancora da definire. Nel discorso chiede scusa a tutti: «Il bene di Varese viene prima di tutto». E non riesce a pronunciare la parola "dimissioni"

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Le lacrime bagnarono il giorno del suo arrivo, le lacrime bagnano il momento in cui Gianmarco Pozzecco diventa a tutti gli effetti l’ex allenatore della Pallacanestro Varese. Il tavolo a cui il Poz siede e parla è il medesimo, quello della sala conferenze “Giancarlo Gualco”, ma lo stato d’animo è diametralmente opposto. Allora la piazza era infiammata di speranze, oggi è impaurita davanti a una classifica pericolosa, a una squadra in palese difficoltà e a un idolo che ha deciso di farsi parzialmente da parte. Pozzecco si siede in mezzo ai dirigenti – il presidente Coppa, la vice Salvestrin e il consigliere Cozzi – che in questi due giorni hanno cercato di lenire i mal di pancia e di testa della Mosca Atomica. Tra l’altro viene confermato il fatto che per lui ci sarà un posto in società, anche se al momento non è ancora stato indiviuato quale: sui pericoli di una vicinanza tra il vecchio e il nuovo coach (situazione che può essere esplosiva e che in parte si era già verificata nell’anno dell’ultima retrocessione) Coppa appare tranquillo: «Con Caja ne abbiamo già parlato, non ha nulla in contrario». Ma torniamo al Poz che si è scritto su un foglio i nomi di tutti quelli che vuole ringraziare e si è portato gli occhiali scuri con montatura camouflage per mimetizzare il suo malessere.
Ma alla fine, tra un sorso d’acqua, un singhiozzo e una mano sugli occhi, Pozzecco ha lasciato la postazione tra le lacrime: «Mi scuso con tutti perché non sono riuscito a ripagare l’immensa fiducia e l’affetto che avevate riposto in me – spiega il Poz dopo aver citato una cinquantina (a spanne) di persone ma anche tutti i tifosi – Non sono riuscito a trasformare tutti i nostri sogni di quando sono tornato, in una magnifica realtà». L’ex coach ricorda un po’ il Fonzie di “Happy Days” che non riusciva a dire “ho sbagliato” quando si tratta di pronunciare la parola “dimissioni”: «Sarebbe stato più facile per me andare avanti, ma in questi giorni ho riflettuto e pensato che per Varese sarebbe stato meglio… (lasciare: la parola la aggiungiamo noi ndr). Lo avevo promesso a inizio anno: il bene di Varese viene prima del mio e quindi non ho esitato… (“a dimettermi” ndr)». E al momento del commiato, già in piedi, aggiunge: «Scusatemi se in cuor mio continuo a sognare che un giorno vinceremo lo scudetto di nuovo, tutti insieme». Credergli non costa niente, ma di certo oggi è ancora un po’ più difficile rispetto a otto mesi fa.

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Pubblicato il 25 Febbraio 2015
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