DM, i nostri modelli sfilano nelle fonderie
Sono giovani, sposati e con tanta esperienza. Una laurea in economia lei, una grande cultura artigiana lui. Siamo andati a conoscere la DM di Marnate, una piccola azienda artigiana di modelleria meccanica
Francesco e Federica sono una giovane coppia di imprenditori. Mani e testa buona lui, cultura economica e capacità gestionale lei. Sposati e con due figli, sono i titolari di una piccola azienda di modellazione meccanica, la DM di Marnate. Un’impresa che ha sede in una struttura polifunzionale moderna a pochi metri dall’Olona e dall’enorme scheletro dell’ex manifattura Cantoni e che oggi impiega tre persone con contratto a tempo indeterminato. Una piccola realtà cresciuta negli anni della crisi e che ha saputo spaziare dalla meccanica, all’automotive, al design.
Francesco, di cosa si occupa la sua azienda?
«La Dm è una modelleria meccanica specializzata nella fornitura di modelli per le fonderie. Anche mio padre faceva questo lavoro, è da lui che ho ereditato la passione per questo mestiere».
La sua officina sembra molto ben attrezzata. Quanto contano gli investimenti nella sua attività?
«Per noi molto. Nel 2007 lavoravo da solo in un piccolo laboratorio di fianco a casa, poi ho deciso di ingrandirmi. Il mercato andava verso una maggiore automazione dei processi produttivi e io ho voluto seguirlo, comprando questo capannone e un centro di lavoro per fresature di resine, alluminio e legno, un macchinario molto sofisticato e costoso».
Federica, lei è laureata in economia e commercio e ha un dottorato in economia aziendale. Poteva trovare un altro lavoro e invece ha deciso di lavorare nell’azienda di famiglia, come mai?
«Quella di lavorare in Dm è stata una scelta dettata dai tantissimi assolvimenti burocratici, fiscali o di altra natura che una piccola impresa come la nostra si trova ad assolvere. Negli anni ci siamo resi conto che è necessario controllare tutto e la contabilità esterna può essere un pericolo, anche perché il commercialista spesso non ha il tempo per approfondire la situzione gestionale delle aziende che segue. Sottolineo che ai professionisti manca il tempo per aiutare le aziende a crescere: oggi il commercialista è al 90% assorbito dagli adempimenti fiscali, ma non dovrebbe essere questo il suo lavoro. Così recentemente ho deciso di dedicarmi all’azienda dove ora mi occupo della parte amministrativa e commerciale».
Non capita molto spesso di incontrare una laureata in economia in un’impresa artigiana. È davvero utile il suo titolo di studio in questo contesto?
«Io credo di sì. Forse se parliamo di un’azienda in qualche modo “arrivata”, che non deve affrontare particolari processi di innovazione è meno evidente. Ma se si va oltre l’ordinaria amministrazione credo che la complessità del contesto oggi lo renda non solo auspicabile ma addirittura necessario. Le faccio solo due esempi: il primo centro di lavoro che abbiamo comprato era piccolo, creava un collo di bottiglia in produzione, e dopo poco più di un anno abbiamo capito che era indispensabile sostituirlo. L’operazione è stata complessa da gestire, ci siamo rivolti a una grossa banca che ha iniziato un processo di valutazione molto lungo e farraginoso. Ma le imprese non hanno questi tempi, se si deve fare… si deve fare. Le aziende hanno lavoratori e famiglie da tutelare, non hanno settimane da perdere tra riunioni, incontri e preventivi. Così siamo andati da Confartigianato che ci ha indirizzati verso una banca di credito cooperativo. Abbiamo scritto un business plan dettagliato, un bilancio previsionale preciso con un conto economico riclassificato. Documentazione non scontata per un piccolo artigiano in semplificata, ma che ha reso un’idea quanto più trasparente dei margini che l’azienda consegue e degli obbiettivi che vuole raggiungere. Insomma abbiamo dovuto parlare la stessa lingua: per questo credo che le mie competenze siano preziose anche in una piccola azienda come questa».
E l’altro esempio?
«È l’imposta sui rifiuti. Noi produciamo rifiuti che non sono accettati nelle discariche comunali, e dobbiamo ricorrere allo smaltimento privato con un costo annuo tutt’altro che residuale. Quando il Comune ha esposto l’imposta su tutta l’area produttiva abbiamo redatto un’istanza di riduzione dell’allora Tarsu.. Capisco il dover provvedere privatamente e a nostre spese allo smaltimento, ma perché pagare due volte?»
Com’è andata a finire?
«Dopo qualche tempo l’ente ha accettato la richiesta di riduzione, ma io l’ho fatta perché so che è possibile farla. Quanti sanno che esiste questa possibilità?».
Torniamo per un minuto alla vostra azienda. Voi siete modellisti, come vi trovano i vostri potenziali clienti?
Francesco: «Soprattutto tramite passaparola, per noi il sito internet serve soprattutto come vetrina d’esposizione».
Quello di Varese è un distretto importante della meccanica. Avete mai pensato di creare una rete d’impresa tra modellisti per condividere, e magari risparmiare sui processi produttivi?
«Reti di questo genere esistono in Emilia Romagna, dove c’è un distretto importante di modellisti. Qui in Lombardia il contratto di rete è una cosa interessante, ma poco praticata. Da una parte perché la vecchia guardia non l’accetta e dall’altra perché gestire le necessità di più aziende diventa molto difficile».
Ma sapete quanti modellisti esistono in provincia di Varese?
«No, non con precisione».
Senta perché non esportate direttamente le vostre competenze all’estero?
«Per come è strutturato il nostro business, l’export è un terreno molto difficile. Noi dobbiamo rapportarci costantemente con i nostri clienti….».
Scusi, la interrompo, ma per questo non basta internet?
«Guardi, a volte faccio fatica a lavorare con gli uffici tecnici di aziende nostre clienti che si trovano a pochi km di distanza, si figuri a lavorare con aziende tedesche o francesi. La cultura artigiana sta venendo a mancare e spesso si crede, a torto, che basta un disegno in Cad per fare un buon componente meccanico. Non è così, ci vuole dedizione, passione e cultura del fare. Il problema di questo lavoro è che la filiera produttiva è lunga, e noi siamo solo il primo anello. Serve la curiosità di provare a comprendere cosa accade durante il resto del percorso, ma non è una cosa che fanno tutti».
Senta oggi siete in cinque, che tipo di contratto hanno i vostri collaboratori?
«Tutti a contratto a tempo indeterminato, eccetto l’ultimo assunto, un ragazzo di 27 anni a cui a giorni faremo il nuovo contratto previsto dal governo Renzi».
Avete trovato dei vantaggi nell’applicare il Jobs Act?
«Si, forse più che altro dagli incentivi previsti dalla legge di stabilità. Diciamo che è la seconda volta in quindici anni che riusciamo ad usufruire di una vera agevolazione».
L’IMPRESA DELLE MERAVIGLIE
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Scheda dell’azienda
DM modelli meccanici Sas
Via Luigi Pomini 92 – 21050 Marnate (VA)
tel e fax: 0331021638
cell: 3291846792
www.dmmodellimeccanici.com
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