I profughi samaratesi potranno fare volontariato
Firmato l'accordo tra il Comune, le associazioni locali e la realtà che gestisce la struttura d'accoglienza per richiedenti asilo. «Una strada che garantisce più integrazione»
A Samarate i profughi potranno fare volontariato, in collaborazione con le associazioni locali. È quanto stabilisce il protocollo d’intesa lanciato da Comune, cinque associazioni e l’impresa individuale di Katiuscia Balansino, che gestisce il centro che alloggia i richiedenti asilo (che poi è oggi una isolata villetta bifamiliare a San Macario).
Il Comune si è mosso ormai da tempo, sull’onda anche di una mozione approvata in consiglio comunale, ma anche di un dibattito a tratti acceso ma comunque trasparente avvenuto in città. Il sindaco Leonardo Tarantino dice: «33 ragazzi sono presenti ormai da mesi sul territorio comunale. Il protocollo è stato sviluppato e condiviso con le associazioni del territorio, cinque associazioni hanno da subito aderito al progetto che sarà sottoscritto di prossimi giorni».
Come funzionerà? I migranti aderiscono su base volontaria, le associazioni possono chiedere il loro contributo per interventi diversi, anche perchè molto diversi sono gli ambiti in cui operano (aderiscono Acli Samarate, Pro loco, ProtezioneCivile, Ludoteca, Anpi). Il gestore del centro «ha fatto una mappa delle competenze», tra i profughi africani si va dal muratore al panettiere, dal giardiniere all’imbianchino. «Il gestore pagherà assicurazione e fornirà materiale per i progetti specifici, sarà garantita la presenza di un mediatore linguistico» (nella foto: Tarantino con gli assessori Enrico Puricelli e Valentino Celotto).
Tutti aspetti che vengono finanziati dalla somma che il gestore riceve per la gestione di ogni singolo profugo e che dovrebbero essere impegnati anche per questo (spesso non accade). Sono i “famosi” 30 euro al giorno spesso contestati: molti politici dicono che i profughi ricevono 30 euro al giorno, ma in realtà la somma va appunto quasi interamente al gestore (solo 2,5 euro direttamente al migrante come “argent de poche”).
Il protocollo, nelle intenzioni in primo luogo del Comune, garantisce maggiore integrazione e un uso corretto delle risorse economiche (va detto: stanziate dal Ministero dell’Interno, è a costo zero per il Comune). «Abbiamo fatto una scelta innovativa: non impieghiamo le persone per lavori a fianco dei nostri operai comunali, come accaduto altrove, ma abbiamo scelto un’attività vicina ad associazioni e cittadinanza. È forse questa la migliore modalità per fare integrazione, creare un rapporto con la realtà in cui vivono», conclude il sindaco Leonardo Tarantino.
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