Il sindaco al Prefetto: “Non parteciperò più alle cerimonie per la cittadinanza”

Dura presa di posizione del sindaco Lorenzo Guzzetti dopo la dichiarazione del Prefetto sul caso di Cairate e della cittadinanza negata perché il richiedente non sapeva parlare italiano: "Definisca cosa è nostro potere discrezionale"

Lorenzo Guzzetti

Non accenna a diminuire la polemica sulla cittadinanza negata dal sindaco di Cairate a una donna di origine indiana che non ha saputo recitare la formula del giuramento. Dopo l’intervento del Prefetto, che ha dichiarato che i sindaci non hanno “potere discrezionale” dopo l’autorizzazione già data dal Ministero, torna sull’argomento il sindaco di Uboldo, Lorenzo Guzzetti. Anche il primo cittadino uboldese aveva negato la cittadinanza a una donna che, al momento del giuramento, non riusciva a leggere la dichiarazione. Ora, da parte di Guzzetti, c’è una dura presa di posizione: non parteciperà più alle cerimonie per dare la cittadinanza, demandando tutto agli uffici comunali.

«Ho letto cosa dice Sua Eccellenza – spiega Guzzetti, lanciando anche una provocazione sull’operato dei sindaci -. Noi sindaci ci mettiamo sempre la faccia, prendiamo decisioni e risvolviamo problemi ogni giorno, anche decidendo di intervenire di nostra iniziativa in certe situazioni. Adesso vorrei capire cosa dobbiamo fare: non è razzismo, ma dobbiamo permettere che si formino quartieri dove non si parla l’italiano? Lasciare il che il giuramento non possa essere nemmeno letto? Che rispetto è per lo Stato? Se è così, che il Prefetto lo dica a chiare lettere».

E aggiunge Guzzetti: «Se io non ho il “potere discrezionale” vedrò di non averlo anche quando devo firmare i TSO o devo assumermi la responsabilità delle decisioni dove rispondo per milioni di euro. Vedrò di non averlo anche quando sto con gli stivaloni ammollo nel Bozzente che esonda e devo sgomberare le famiglie. Vedrò di non averlo anche in altre situazioni in cui rischio del mio. Anche altri Sindaci che hanno pagato con la vita il loro impegno potevano non avere potere discrezionale».

Ecco quindi la prima presa di posizione: «Per non sbagliare comunque, ora che lo so e avendo il massimo rispetto per le indicazioni che ricevo dalle Istituzioni superiori, se riduciamo la cittadinanza a una cerimonia – spiega – comunicherò oggi stesso la mia indisponibilità a celebrare le cittadinanze demandando agli uffici l’incombenza. Tanto uno vale l’altro mi sembra di capire. Potremmo anche abolirla per quanto mi riguarda e mandare un foglio a casa di questi cittadini con su magari un coniglietto o un cagnolino che fa bau con scritto “Lei è cittadino italiano”, così lo rendiamo anche simpatico e sono tutti contenti e felici. L’ottima notizia è che tra le tante cose che abbiamo da fare, da oggi ne ho una in meno. Caso mai, come ho fatto quando è successo a me, indicherò Piazza Libertà 1 a Varese o Piazza del Quirinale 1 a Roma per le cerimonie».

Manuel Sgarella
manuel.sgarella@varesenews.it

 

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Pubblicato il 03 Marzo 2015
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