La mafia esiste anche in provincia di Varese

La lettera al direttore di Gianpietro Ballardin sindaco di Brenta

mafia

Egregio direttore,
La criminalità organizzata ha un’elevata capacità di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale, riesce ad instaurare relazioni con la società civile, si alimenta con la collusione e la corruzione.

Pensare che la mafia sia un fenomeno tipicamente meridionale e che tocca marginalmente le altre Regioni Italiane è fuorviante: le opportunità connesse al più veloce sviluppo economico e finanziario del centro nord inevitabilmente attraggono l’interesse delle cosche, come già evidenziato nel 1994 dalla Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia che dimostrava l’esistenza di “una vastissima ramificazione di forme varie di criminalità organizzata di tipo mafioso, praticamente in tutte le Regioni d’Italia”.

La criminalità locale appare coinvolta in molti reati tipicamente riconducibili al crimine organizzato di stampo mafioso, come l’usura, il riciclaggio e le estorsioni. Ne emerge una preoccupante saldatura con le mafie tradizionali. Una fotografia del fenomeno si può trarre, in Provincia di Varese, dalla prima relazione trimestrale dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano, diretto da Nando Della Chiesa, e agli atti della Commissione Parlamentare Antimafia. Secondo quanto emerge dalle numerose indagini, dagli studi e dalle audizioni della commissione antimafia, le organizzazioni criminali hanno sviluppato un forte orientamento a privilegiare l’insediamento e la penetrazione al nord nei piccoli comuni. Sembra che anche nelle zone pseudo pulite della Lombardia sia presente da anni una indefinita zona grigia, una vasta macchia di petrolio nero che alimenta l’economia illegale in quanto vi sono imprese sommerse e coinvolte, che lavorano senza pagare tasse né contributi, giustificando questo dato con il necessario margine di guadagno contro l’oppressione dello Stato.

Dal primo rapporto trimestrale sulle aree settentrionali si evidenzia come la provincia di Varese si caratterizzi per la presenza di 83 beni confiscati, che la collocano al terzo posto in Lombardia dopo Milano e Brescia: 43 beni si trovano solo nel capoluogo, mentre negli altri comuni si distribuiscono piuttosto equamente: 2 beni confiscati a Cittiglio, due a Luino, due a Marchirolo e uno a Leggiuno.

QUINDI LA MAFIA A VARESE ESISTE E SAREBBE BENE RICORDARLO PIÙ SPESSO
L’elenco delle numerose importanti indagini, l’evoluzione delle strutture organizzative dei clan e le loro relazioni con l’economia legale ne sono una conferma così come la contiguità con il territorio elvetico e la presenza dell’importante scalo aeroportuale di Malpensa, un contesto urbano come quello di Gallarate o di Busto Arsizio, ma anche quello composto da più piccole e tranquille realtà.

In questa condizione di crisi economica, vi è un acuirsi dell’interesse delle organizzazioni malavitose che soprattutto si concentra, anche nei nostri territori, nel controllo del gioco illegale, nella distribuzione territoriale delle cosiddette macchinette (slot macchines e video poker), probabilmente anche nell’aumento dei negozi «compro oro» i vecchi banchi dei pegni ma non solo, sembra anche nel riciclaggio del denaro attraverso investimenti nel contesto edilizio, ma anche nella vendita e nell’importazione illegale di animali.

Gli incrementi delle condizioni di illegalità vanno dal lavoro nero, alla contabilità in nero, all’evasione fiscale totale, al finanziamento illecito, allo stesso riciclaggio.Assimpredil Ance, (l’Associazione delle imprese edili), ha recentemente rivolto alcune domande ai propri iscritti per fare il punto sulla diffusione della criminalità organizzata nel settore delle costruzioni.

Alla domanda “ritiene che nel suo settore l’infiltrazione mafiosa esista?” il cento per cento degli intervistati ha risposto “Sì”, sottolineando che la presenza della mafia è considerevole e concretamente percepibile per chi lavora nei cantieri lombardi.

Altri episodi di cronaca hanno fatto emergere in Provincia di Varese, nel settore dei “compro oro”, una serie di irregolarità tra cui i problemi relativi alla regolamentazione legislativa, il riciclaggio, i fenomeni delinquenziali e la probabile infiltrazione di organizzazioni mafiose.

Negli ultimi anni, inoltre, si è assistito ad una affermazione massiccia su tutto il territorio nazionale di questi negozi, specializzati nell’acquisto di preziosi da parte di privati cittadini e ad oggi la situazione sembra essere sfuggita di mano attraverso un incremento esponenziale e onnipresente del fenomeno.

Se inoltre si osserva che il prezzo di vendita dell’oro è salito in breve tempo a 35 euro al grammo, si può immaginare come questo settore possa far gola alle associazioni mafiose ed alla criminalità organizzata.

Il primato delle presenze degli oro point spetta alla Lombardia, seguita dalla Toscana, e da una recente inchiesta è emerso che, il 78% degli italiani intervistati, ha dichiarato di preferire i compro oro alle banche perché, anche per un piccolo prestito, gli istituti di credito prevedono procedure lente e condizioni poco allettanti, oltre ai molti vincoli di garanzia sul prestito.

Questi dati, a mio avviso, sono anche determinati dal dato dell’impoverimento dei nuclei familiari, costretti vendere parte del proprio patrimonio, anche affettivo, ma sono anche determinati dall’aumento delle quotazioni dell’oro, cresciute, negli ultimi 5 anni, del 116%.

IL MODUS OPERANDI DEI GRUPPI MAFIOSI È NOTEVOLMENTE FLESSIBILE

Possono avvantaggiarsi dell’alta o della bassa densità demografica, dell’abbondanza di risorse o della crisi (usura, gioco d’azzardo), della condizione di difficoltà dei servizi sociali, del degrado urbano, della condizione del servizio pubblico o della crisi dell’economia privata.

La disattenzione Istituzionale e sociale del territorio al manifestarsi di una condizione mafiosa e i diversi fenomeni criminali quali: il terrorismo, tangentopoli, l’immigrazione che hanno “coperto” il problema, hanno permesso alla criminalità organizzata una penetrazione sociale senza forti ostacoli.

L’economia illegale altera le regole dell’economia e distorce il mercato, svilendo il lavoro, mortificando gli investimenti, distruggendo la proprietà intellettuale, ostacolando il credito e ponendo in forte intimidazione la libertà di impresa.

Gli Indicatori spia che denotano un’infiltrazione dell’illegalità economica (o della criminalità organizzata) sono la: contraffazione, l’usura ed estorsione, il riciclaggio, l’intimidazione, il dato di sofferenza delle imprese, l’elevato tasso di disoccupazione, la condizione di crisi e di difficoltà delle famiglie, i reati del ciclo del cemento e non da ultimo i reati del ciclo dei rifiuti. (Si veda la vicenda della “terra dei fuochi”).

MA COME SI COMBATTE L’ILLEGALITÀ?

Sicuramente la capacità di fare sistema può essere un deterrente utile alla creazione dei necessari anticorpi anche attraverso la capacità degli Imprenditori, degli Amministratori ed in particolare dei Sindaci ad attivare sinergie di crescita territoriali, rispettando e facendo rispettare le regole ed evitando i compromessi che nella logica della spartizione politica sono il terreno fertile della mafia.

Il Sindaco del Comune di Brenta – Gianpietro Ballardin

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 06 Marzo 2015
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