Landini: “Adattarsi al Jobs Act è una resa”
Il segretario nazionale della Fiom è intervenuto all'attivo dei metalmeccanici della Cgil provinciale. «La coalizione sociale non è una cosa mia e io non scendo in politica. L’obiettivo della Fiom Cgil è rimettere al centro il lavoro e i diritti fondamentali»

«La coalizione sociale non è una cosa mia e io non scendo in politica. L’obiettivo della Fiom Cgil è rimettere al centro il lavoro e i diritti fondamentali». Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom, intervenuto all’attivo provinciale dei metalmeccanici della Cgil a Malpensafiere, sgombera il campo da qualsiasi ambiguità sul suo ruolo futuro e rilancia una visione sindacale che punta all’inclusione.
Per Landini nulla sarà più come prima e l’unica cosa certa è che in questa fase bisogna ricostruire «il senso dello stare insieme». Ecco perché, secondo il segretario dei metalmeccanici, è così importante allargare la coalizione sociale di riferimento e l’unico soggetto che puo’ farlo in questa fase politica è la Cgil.
Il problema per Landini, dunque, non è uscire dal sindacato ma rimanerci partendo da una nuova consapevolezza e cioè che Renzi e Confindustria la loro alleanza e la conseguente scelta politica l’hanno già fatta: cambiare la natura confederale del sindacato con la leva della riforma del lavoro. «Adattarsi al Jobs act è una resa – ha detto il segretario generale della Fiom – e noi dobbiamo domandarci cosa fare ora e come procedere con un governo che non discute. È la prima volta nella storia che una riforma del lavoro favorisce le imprese e penalizza i lavoratori. Un imprenditore riceve 24mila euro di sgravi in tre anni e può licenziare guadagnando».
Il segretario della Fiom (nella foto con alcuni dei 350 delegati presenti a Malpensafiere) ha le idee molto chiare su cosa fare. Il punto di partenza è la contrattazione collettiva nazionale che deve servire a rimettere in discussione il sistema pensionistico italiano, abbassandone l’età, così come l’anticipazione della stessa per i lavori usuranti, fino ad arrivare a temi più complessi, come la mutualizzazione del debito pubblico, argomento delicato che rimette in discussione la politica dell’Italia in Europa. E ancora, l’unificazione dei contratti con l’abbattimento delle 280 tipologie oggi presenti nel mercato del lavoro italiano, azione che faciliterebbe l’estensione dei diritti a tutte le categorie di lavoratori.
Landini non risparmia critiche al sindacato, chiamato anch’esso a un cambiamento profondo. «Se non ci fossero i delegati nelle fabbriche – ha concluso il sindacalista – la Fiom non esisterebbe. I delegati e le delegate sono eletti dai lavoratori, ma se è così allora non capisco perché io devo essere eletto da 180 iscritti del comitato e non dai delegati stessi. Il rinnovamento non puo’ più aspettare e la manifestazione a Roma del 28 marzo è l’occasione per far conoscere la nostra piattaforma».
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