Luigi, l’idraulico rovinato che lotta contro Equitalia
Era un bravo imprenditore, aveva una impresa che lavorava, ma è stato affossato da un ritardo di pagamento di un'azienda pubblica. Oggi è diventato un attivista
Strozzato dalla crisi, ma soprattutto dai ritardi nei pagamenti delle aziende pubbliche, cioè dello Stato. Luigi Sciancalepore (nella foto a destra) da Lonate Ceppino, 54 anni, imprenditore di caldaie, condizionatori e idraulica, dopo il fallimento della sua azienda, ha iniziato una battaglia civile, che ha qualcosa di macabro e teatrale. Mostra manichini che raffigurano imprenditori “uccisi” dalla crisi.
A scadenze precise, chiede il permesso e si presenta, con un banchetto, davanti al tribunale di Varese, dove cioè è stato certificato, nel 2014, il fallimento della Cremig, la sua azienda, che un tempo aveva commesse dal gruppo della ferrovie, andata a carte e quarantotto, secondo quanto afferma, soprattutto per un mancato pagamento di 250mila euro da aprte di Rfi. Mentre aspettava il credito, lievitavano i debiti. Soprattuto quelli verso lo stato: i contributi e tutto il resto. “Iniziò tutto con 30mila euro di debito, che poi sono diventati, in qualche anno, 440mila euro, notificati da Equitalia. E così ho chiuso e lasciato a casa, 12 dipendenti. Eravamo io, 4 segretarie, 7 operai, più altri 4 artigiani esterni”.
E’ andata così: la Cremig oggi non esiste più, e per Luigi è iniziata una nuova vita. Oggi è un attivista, e chiede che Equitalia venga chiusa. “Sta uccidendo la gente – dice – bisogna fermarla. Ho qui un dossier in cui raccolgo tutti i suicidi degli imprenditori”. La sua associazione si chiama “La Speranza”, ha sede a Lonate Ceppino, si può trovare su internet. Intanto è nata anche un’idea provocatoria, quella di creare un museo della crisi. Davanti al tribunale, oggi, ci sono manichini, e immagini simboliche: il cappio del suicidio, le lettere di Equitalia, storie di imprenditori che credevano in questo paese, e che oggi non hanno più nulla. Luigi ci insegna che qualche cosa bisogna fare. “Voglio sensibilizzare le coscienze – dice – e poi si inginocchia, come a pregare, per la foto”.
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