Quanto pesa la povertà a Varese? “E’ ora di misurarla”
«Non esistono ricerche, non ci sono statistiche provinciali sulla povertà a Varese». E’ con questa premessa che Sel, federazione di Varese, chiede che si affronti “scientificamente” il problema. Fornendo primi dati
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«Non esistono ricerche, non ci sono statistiche provinciali sulla povertà a Varese. Il fenomeno, fino a questo momento, non e’ stato degno di attenzione». E’ con questa premessa che Sel, federazione di Varese, chiede che si affronti “scientificamente” il problema, dando il “buon esempio” e cercando in proprio dei primi dati. «In prima fila ad affrontarlo ci sono tutte le amministrazioni comunali e tutto il volontariato. I Comuni sono investiti di una domanda che stentano a soddisfare. Il volontariato, soprattutto quello cattolico, comincia a dare segni di impotenza, perchè la povertà è crescente e le risorse per affrontarla inadeguate. Forse, una prima azione sarebbe proprio quella di monitorare il fenomeno. Se lo si conosce lo si affronta. Toccherebbe però alla politica farlo, coinvolgendo poi istituzioni e volontariato».
I dati italiani del 2013 le persone in condizione di povertà assoluta sono 6.020.000. Si tratta del 9,9% della popolazione complessiva, in un aumento del 25% rispetto all’anno precedente. Tra i sei milioni in questa condizione 1.100.000 sono stranieri ma cinque milioni sono italiani: quasi 900.000 sono anziani con più di 65 anni in Italia, sempre secondo dati del 2013, i cittadini nella condizione di povertà relativa sono 10.048.000, pari al 16,6%. Sono cittadini che vivono con un reddito inferiore alla media nazionale. Di questi, due terzi sono a rischio di povertà assoluta. Gli italiani in povertà (sia assoluta che relativa) son per il 28% disoccupati e per il7,6 per cento sono pensionati. Ma in questa condizione c’è anche una significativa percentuale di lavoratori dipendenti (l’11,8%) e autonomi (7.8%)
In Lombardia le persone in povertà relativa sono circa 645.000, pari al 6,4% della popolazione. Crescono dell’1% all’anno. Sempre in Lombardia il 61% delle famiglie non riesce più a risparmiare e per il 30% è impossibile far fronte a spese impreviste.il 34% dei lombardi si ritiene povero e il 5,7% indigente. Nel 2014, il 34% dei cittadini lombardi ha ritenuto peggiorata la propria condizione e l’11,7% molto peggiorata.
Per cominciare a prendere le misure di un fenomeno che si sta allargando prepotentemente anche in provincia di Varese, Sel ha provato a raccogliere alcuni dati significativi per 11 comuni del territorio, che coinvolgono quasi 314mila abitanti e oltre 136mila famiglie. Tra loro, quelli del totale delle dichiarazioni dei redditi nell’area comunale, e delle azioni dei comuni a sostegno delle famiglie in difficoltà: «Busto con 81.000 abitanti compie un centinaio di interventi di sostegno alla indigenza. Eppure la disoccupazione in questa città è superiore perfino a quella provinciale: contro l’8,5% della provincia, Busto ha il 10% di disoccupati. Gallarate invece con 52.000 abitanti compie oltre 600 interventi ed ha una disoccupazione del 9,5%. Uboldo una sessantina mentre Caronno Pertusella sfiora i 300».
Gli interventi dei Comuni si concentrano su case, bollette ed esenzioni, anche se non sono da sottovalutare i contributi per le rette delle case di riposo. Il volontariato fornisce cibo, vestiario e di recente anche assistenza per affrontare le rateazioni dei pagamenti, con domanda sempre crescente. Mentre i redditi diminuiscono sempre di più: i dati delle dichiarazioni dei redditi 2006 comparate con quelle del 2012 (le ultime fornite a chi aveva cominciato la ricerca) vedono una diminuzione dei redditi pro capite intorno al 9,76% con dati record come Varese (-12,10%) o Gallarate ( – 10,67%).
«La situazione è drammatica, E non basta mettere insieme le associaizoni di volontariato offrendo loro il coordinamento: le amministrazoni e la politica, devono lavorare sulle politiche attive atte a far uscire i cittadini dalla povertà – ha commentato Claudio Mezzanzanica, coordinatore della federazione di Varese di Sel – E per farlo bisogna innanzitutto misurarla. Uno studio che secondo noi vale anche di più del piano regolatore».
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