Varese 1910, il nuovo presidente è Cassarà
Il 48enne ex avvocato ha contribuito al pagamento che ha evitato al club nuove penalità. Non ha però acquisito quote della società. Il dg D'Aniello: «Proseguono gli incontri con imprenditori interessati»
Richiama più volte la necessità di risvegliare il senso civico, usa parole inconsuete in ambito calcistico («sono un chimico cerebrale del pensiero») e ha versato un cospicuo assegno di 170mila euro per evitare al Varese una nuova penalizzazione in classifica.
Pierpaolo Cassarà (nella foto con Silvio Papini), 48 anni, nato a Busto ma residente da anni nel capoluogo, è da oggi in nuovo presidente del Varese 1910, ruolo rimasto vacante dopo le dimissioni di Nicola Laurenza che però continua a essere il proprietario di gran parte delle azioni (83%) del club biancorosso.
Cassarà è stato coinvolto nell’avventura del Varese da Silvio Papini, lo storico dirigente che ora svolge anche il ruolo di vicepresidente operativo e che ha trovato in extremis il finanziatore che ha permesso di non perdere ulteriori punti in classifica. Con Cassarà e Papini si è seduto anche Beppe D’Aniello, che nel frattempo prosegue nell’opera di incontrare imprenditori disposti a supportare o rilevare la società.
Ma torniamo a Cassarà, che si dice riservato ma poi riempie la scena per una quarantina di minuti evocando, prima di tutto, il “senso civico”. «Non sono un Paperone – spiega – ma una persona che ha ascoltato il grido di aiuto del Varese; dopo il contatto con Papini ci abbiamo messo un’ora e mezzo ad accordarci e a dire sì. So che la situazione è difficile ma i problemi non ci spaventano: siamo uomini chiamati a superare gli ostacoli». E ancora: «Con la scelta di ieri abbiamo fatto breccia (“brecciato”) la linea di demarcazione, una breccia nel senso civico della città. Abbiamo fatto un assist per perseguire la continuità e la conservazione del club a prescindere dai risultati di classifica. Fino a ora ci siamo trovati in un “elemento di distorsione”, da oggi cominciamo a dare continuità al Varese partendo dalla base».
Di calcio però, è a digiuno: abbozza un paio di presenze recenti allo stadio («in via privata, contro il Livorno»), non conosce alcun calciatore (Papini lo consiglia: «Mi avevi detto che ti piaceva Neto») ma desidera incontrare presto la squadra. «I giocatori devono capire che non sono “stati salvati” da questo intervento: piuttosto deve passare il messaggio che da ora saranno evidenziati i loro valori. Sono “macchine da valori”, voglio conoscerli e spronarli uno per uno, dal più giovane al più esperto. Voglio una trasmissione cardanica dal vertice alla base».
Infine Cassarà ripete la sua natura di «non essere abituato a operazioni semplici ma la difficoltà aguzza l’ingegno. Il mio compito, in massima umiltà, è quello di traghettare il Varese e questo termine mi piace molto, perché aggrega persone coerenti. Parlare ora del progetto finanziario però non sarebbe giusto: non è il momento né il tempo. Però eventuali finanziatori capiscano una cosa: non cerchiamo solo capitali, ma anche volontà di avere senso civico».
PROSEGUONO GLI INCONTRI – È toccato invece a Giuseppe D’Aniello fare il punto della situazione societaria dopo il pagamento dell’Irpef che ha scongiurato nuove penalità in classifica. «Gli incontri con gli imprenditori proseguono e mi dispiace vedere un certo disfattismo attorno alla società. Giovedì tra l’altro si incontreranno il sindaco Fontana e il presidente della Serie B Abodi: la Lega rimane molto vicina alla nostra società in questo momento e di questo siamo felici. Abbiamo il dovere di credere nella salvezza del Varese: i conti in rosso ci sono ma non sono certo peggiori di diverse altre realtà; si può anche retrocedere – e squadre come Novara e Pro Vercelli sono state capaci di puntare subito al ritorno in alto – mentre se si fallisce diventa tutto più difficile. A Varese i Sogliano e chi li ha affiancati sono stati bravi a risalire dall’eccellenza ma non è matematico riuscire nell’intento. Tante altre squadre non ce l’hanno fatta e militano da anni nelle categorie inferiori».
Il direttore generale infine chiarisce la questione stadio. «Sappiamo bene che la priorità è quella della salvezza sul campo – spiega D’Aniello – ma questo riguarda la gestione sportiva che abbiamo il dovere di migliorare consentendo ai giocatori di andare in campo con tranquillità. Però la stabilità finanziaria passa anche da altre strade e lo stadio è una di queste: non a caso negli incontri che ho avuto con possibili investitori, questa è stata una delle richieste più frequenti».
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