A metà strada tra Parigi e Istanbul. Gallarate e l’Orient Express
Gallarate, si sa, è importante nodo ferroviario. Nei romanzi - da Piero Chiara a Ernest Hemingway - ci sono anche le tracce del rapporto con il mondo dei treni e con il più celebre dei convogli
“Andare a Parigi e rimanerci qualche mese era questione soltanto di montare un bel giorno in treno a Gallarate, dove passava l’Orient-Express, e scendere alla gare de Lyon…”
Il breve brano è tratto dal Cappotto di astrakan, romanzo del 1978 di Piero Chiara: qui Gallarate è punto di passaggio tra la sonnolenta provincia sul Lago Maggiore e Parigi, la ville lumière dove si svolge gran parte della vicenda narrata, ambientata negli anni Cinquanta. Il treno e la stazione di Gallarate ritornano anche in un brano di Addio alle Armi, di Ernest Hemingway: il protagonista è diretto a Stresa e – vestito da “borghese” – nota gli sguardi ostili di un gruppo di soldati («scesero a Gallarate e fui lieto di restare solo»).
L’Orient Express percorse per decenni la linea ferroviaria del Sempione, transitando dunque anche da Gallarate. Il treno che passava per l’Italia nacque in realtà nel 1919 (con il nome Simplon Orient Express), come secondo treno aggiuntivo rispetto al primo Orient Express, che era stato avviato nel 1883 e che passava da Vienna: grazie al traforo del Sempione aperto nel 1906 il viaggio per Istanbul diveniva più breve.
Sui due treni si viaggiava in vagone letto, quelli inventati e di proprietà del signor Negelmackers e dalla sua Compagnie International des Wagon Lits, che era anche titolare del marchio destinato a rimanere nella storia. Da Parigi si arrivava alla stazione di Istanbul Sirkeci, edificio in stile moresco sul versante europeo della città, che ancora oggi vede arrivare e partire treni (ma per lavori in questi ultimi anni non vi fanno più capolinea i treni internazionali).
Per il suo tragitto più diretto, il Simplon Orient Express rimase per decenni una delle principali relazioni ferroviarie d’Europa: lo era ancora ai tempi di cui scriveva Piero Chiara, quando già i più ricchi viaggiavano in aereo anche dentro l’Europa, sui Super Constellation e sui Boeing.
Nel 1962 l’Orient Express che passava da Vienna fu soppresso e rimase il solo Simplon Express. Partiva da Parigi per Belgrado ogni giorno, due volte la settimana alcune carrozze dirette proseguivano oltre Belgrado, verso Istanbul e Atene.
Nel 1971 la compagnia privata Wagon Lits vendette le sue carrozze alle varie ferrovie nazionali, nel 1976-77 furono eliminate le relazioni per Istanbul e Atene. Il viaggio in treno aveva fatto il suo tempo, si aprivano le porte per la rinascita dell’Orient Express in versione turistico-lussuosa (i vari treni privati nacquero negli anni Ottanta; nella foto d’apertura, di Giuseppe Davola, un passaggio nel 2016).
Rimase a lungo, invece, il Simplon Express, che raggiungeva Belgrado. Dal 1992 fu limitato dalla guerra in Jugoslavia: si smise anche di arrivare a Parigi e il viaggio si limitò alla tratta Ginevra-Croazia.
Per un periodo il capolinea fu Zagabria (città sufficentemente sicura da ospitare il comando generale Onu), poi “coraggiosamente” il terminale fu spostato nella Slavonia croata: capolinea definitivo Vinkovci, l’ultima “punta” della Croazia stretta tra la Serbia oltre il Danubio da un lato e la Bosnia oltre la Sava dall’altro (Vinkovci era un nome che ricorreva di tanto in tanto nei servizi tv, durante la guerra in Bosnia).
L’espresso continuava a fermare a Gallarate (alle 2.06, riporta uno degli ultimi orari) e rimase – insieme al Venezia Express che partiva dalla città lagunare – l’unico collegamento ferroviario con quel pezzo di Europa orientale, mai sovietica, che nel giro di pochi anni sarebbe passata da luogo ancora ammantato quasi di esotico a nuova periferia dell’Unione Europea. Nel 1998 il treno conobbe (causa lavori sulla linea principale) un’ultima curiosa deviazione: venne deviato nel Friuli interno, percorrendo anche la linea “urbana internazionale” che collega Gorizia a Nova Goriça, dentro a quella strana città divisa dal confine prima italo-jugoslavo e poi italo-sloveno.
Anche quella frontiera è scomparsa, nemmeno dieci anni dopo, nel 2007. Nel 1999 il Simplon Express fu soppresso e con esso la lunga storia degli espressi numerati 220/221, ultima sconosciuta memoria dell’Orient Express, quello “vero”.
Rimangono ormai solo i lussuosi treni turistici: il tempo e il fascino delle stazioni di frontiera, dei passaporti, sembrano definitivamente scomparsi.
(per andare a Istanbul in treno, trovate qui le indicazioni sempre aggiornate)
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