Livingston scrive la parola fine, la seconda volta in 5 anni
Nell'ottobre del 2010 la crisi della "vecchia Livingston" schiantata dalle audaci manovre di er viperetta, Massimo Ferrero oggi presidente della Sampdoria. Oggi, la fine (ormai prevista) della New Livingston di Riccardo Toto: 171 in cassa integrazione
A cinque anni dalla crisi della “vecchia” compagnia schiantata dalla gestione di Massimo Ferrero, Livingston scrive ancora una volta la parola fine. La seconda volta. Gli aerei bianco-blu della New Livingston sono a terra dall’ottobre scorso e all’orizzonte ora c’è la cassa integrazione per i 171 dipendenti della compagnia oggi guidata da Riccardo Toto.
Dopo la prima crisi di liquidità dell’estate 2014, dopo lo stop ai voli nell’ottobre, dal 19 marzo scorso la New Livingston è in concordato liquidatorio: «Oggi non c’è nessuno all’orizzonte per rilevare la compagnia, ormai è scritta la parola fine, dal 19 marzo scorso», osserva amaramente Antonio Ciraci della Cgil. Sfumata già in autunno l’ipotesi di un intervento di un misterioso investitore svizzero, ora si tenta di garantire almeno un anno di cassa ai dipendenti, in grandissima parte (salvo qualche assunto degli ultimi tempi) reduci già dal crac della Livingston grigio-arancio, quella messa in crisi dalle audaci manovre finanziarie di Massimo Ferrero, che per quel crac ha rimediato una condanna per bancarotta fraudolenta, che era arrivata proprio nel giorno in cui l’istrionico produttore cinematografico si lanciava nella sua nuova avventura, quella calcistica come presidente della Sampdoria.
Mentre l’ex proprietario Ferrero – er viperetta – dopo la celebrità del grande schermo, si gode quella televisiva regalata da collegamenti da Marassi e imitazioni di Maurizio Crozza, nella sede New Livingston di Cardano al Campo si rivive un film già visto. «A breve previsto un incontro con il Ministero per dirimere le questioni relative alla cassa integrazione, abbiamo avuto un confronto con i sindacati» si limita a dire, telegrafico, Riccardo Toto (nella foto), il figlio del patron di Air One Carlo Toto, arrivato tre anni fa con un progetto ambizioso di rilancio della compagnia, mai davvero andato a regime.
Di fatto, ormai da mesi gli unici al lavoro sono pochi dipendenti amministrativi, alle prese con crediti (pochi) da esigere) e debiti da saldare, sotto la supervisione del commissario Tessera, nominato dal tribunale di Busto. Se Livingston è ormai al capolinea, la questione della cassa integrazione non è secondaria: dopo l’ammissione al concordato liquidatori, cambia il quadro giuridico e la procedura deve essere riconfermata dal Ministero. «I dodici mesi di Cassa Integrazione partirebbero dal 19 marzo scorso – spiega Ciraci della Cgil – ovviamente ci auspichiamo che ci siano le condizioni per l’attivazione della cassa, anziché il solo ricorso alla mobilità». Un modo per dare tempo a chi – dopo l’ennesimo fallimento nel mondo delle compagnie aeree – deve ancora una volta ripartire da capo.
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