Il nuovo parlamento ticinese è un po’ più a destra (ma senza esagerare)
La campagna elettorale ticinese, ha visto il primato della Lega dei Ticinesi, ma non ha cambiato sostanzialmente la conposizione del Parlamento
Finiti anche gli ultimi spogli – per il Gran Consiglio, cioè il parlamento Ticinese – La affermazione della Lega dei Ticinesi, confermatasi primo partito del Cantone anche per il governo del Canton Ticino, non dovrebbe portare particolari variazioni agli assetti politici: se esistono degli oggettivi perdenti – quasi tutti a sinistra – i vincenti portano il Gran Consiglio del cantone un po’ più a destra, ma non hanno vinto abbastanza per fare la vera differenza. Tra gli sconfitti della tornata figurano invece il PPD (-2), il PS (-1) e i Verdi (-1) che puntavano a tutti a una crescita. Oltre a Liberali e Lega, va segnalato anche il progresso della formazione di MontagnaViva che è riuscita a conquistare un seggio in Parlamento.
A livello percentuale alcuni scostamenti ci sono stati, ma si sono rivelati sotto le attese dei partiti specie quelli “nuovi”: Lega Sud, Verdi liberali, La Noce, Fronte degli indignati e Partito operaio popolare speravano di dare uno scossone agli equilibri, ma non ce l’hanno fatta. E la stessa affermazione di Lega e LIberali è risultata al disotto delle loro aspettative. Anche se ora potrebbe essere possibile una maggioranza diversa, benchè risicata e quindi poco solida: avendo entrambi guadagnato un seggio, PLR e Lega, unendosi, potrebbero dar vita a una maggioranza da due soli partiti, avendo 46 voti su 90. (fonte: RSI)
I risultati sul Parlmento ticinese arrivano a un giorno di distanza dai risultati delle elezioni per il governo del Canton Ticino, dove c’è stata una conferma come primo partito della Lega dei ticinesi, che mantiene due ministri su cinque nell’esecutivo cantonale.
I dati definitivi indicano la Lega al 27,6% , seguita nell’ordine dal Partito liberal-radicale al 26,2%, dal Partito popolare democratico (democristiano) al 17,5%, dal Partito socialista al 14,8%, dai Verdi al 6,5%. Liberal-radicali, popolari democratici e socialisti mantengono un ministro ciascuno.
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