Stadio, le indagini e il mondo ultrà

Inchiesta a 360 gradi. Voci di dimissioni del presidente Cassarà, radiografia del tifo più acceso

Atto vandalico allo stadio Ossola, le foto

Puntano in varie direzioni le indagini sui danneggiamenti allo stadio: l’inchiesta è a 360 gradi, e dunque non si esclude nulla, almeno per ora, ma la polizia sta facendo approfondimenti in primo luogo sugli ambienti ultras. La digos sta analizzando targhe, telefonini, telecamere, reperti trovati sul campo. Dire ultras, in realtà, può voler dire tutto e niente: poiché vanno identificate, prima di tutto, le dieci persone che nelle immagini a disposizione della polizia si scorgono mentre stanno entrando da una uscita laterale dopo aver segato il lucchetto. La società del Varese 1910 intanto è in fibrillazione; si rincorrono voci di un abbandono della presidenza da parte di Pierpaolo Cassarà, che gli altri dirigenti hanno già pubblicamente sconfessato, ma non c’è nulla di ufficiale.

Gli ultras
In città le gerarchie sono ancora abbastanza chiare: allo stadio comanda sempre il gruppo dei Blood and Honour. Nati nel 1998, quando furono spodestati i supporter storici dei Boys. Esiste in curva anche un piccolo gruppo chiamato “7 laghi”, che in qualche modo è attiguo ai B&N. Al palasport invece la curva è organizzata dal gruppo degli Arditi. Si tratta di un’organizzazione diversa. Blood & honour e Arditi hanno affinità, in particolare per la simpatia di estrema destra, ma non sono uguali. Tra le tifoserie vi sono anche aderenti alla Comunità militante dei dodici raggi (Do.Ra.) una sorta di centro sociale di ambiente naziskin ma la politica qui c’entra poco o nulla.

Un punto di vista “interno” a questo mondo, ad esempio, è quello espresso da G.T., una ragazza di origine albanese, amica e confidente di alcuni del gruppo, che nel corso di una indagine su Filadelfio Vasi (uno dei capi della curva, divenuto poi un vero e proprio bandito e ora in carcere per una tentata rapina), raccontò le gerarchie interne dei Blood and Honour, nel 2012. La testimone disse che alla morte di Saverio Tibaldi, capo carismatico dei B&H, il comando passò a cinque persone, ritenuti gli eredi a tutti gli effetti e gli unici titolati a mantenerne viva la memoria. Tuttavia non esisterebbe oggi un leader unico, come accade a Bergamo con l’Atalanta o come accadeva un tempo nella ex Fossa dei leoni del Milan. Estranea a questo gruppo di comando, sarebbe inoltre  la figura di Filadelfio Vasi, molto temuto per i suoi precedenti, ma emarginato dalla carcerazione. Fino al 2010 vi era anche un altro gruppo ultras, il “Gruppo Comodo”, che esponeva un proprio striscione in curva. Il “Comodo” secondo quanto raccontò la testimone al pm Agostino Abate, fu sciolto d’imperio da Filadelfio Vasi. L’ultrà non andò per il sottile e anche l’esplosione di un locale in via Crispi sarebbe legata a quella vicenda.
Vasi è tornato in carcere. E da allora gli ultras, fino a sabato mattina, non hanno mai ecceduto. Alcuni daspo hanno sanzionato dei singoli, ma per tanti anni i rapporti con le forze dell’ordine sono stati accettabili.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 21 Aprile 2015
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