Whirlpool, la nuova geografia del lavoro e il sindacato 

Salta il primo confronto sul piano industriale. I sindacati indicono 12 ore di sciopero contro le chiusure di Caserta e Torino

whirlpool protesta sciopero 17 novembre 2011

Il primo incontro al ministero per discutere del piano industriale, dopo l’annuncio di Whirlpool di voler licenziare 1.350 lavoratori e chiudere gli stabilimenti di Caserta e  Torino, è finito ancora prima di iniziare. Il sindacato dei metalmeccanici lo ha fatto saltare con una motivazione prevedibile: non si può accettare così passivamente la chiusura di due stabilimenti, anche se gli americani hanno messo sul piatto ben 500 milioni di euro di investimenti, segno che nel Belpaese ci vogliono rimanere a lungo.

Questa reazione che appare scontata per i coordinamenti sindacali nazionali, non è detto che lo sia anche per quelli territoriali o perlomeno non allo stesso modo. Se da una parte c’è il “lutto” per la chiusura e la perdita di posti di lavoro in Piemonte e in Campania, dall’altra, oltre alla solidarietà con gli altri lavoratori, c’è anche l’innegabile soddisfazione per  il fatto che Whirlpool abbia confermato la provincia di Varese quale polo produttivo e di ricerca per il mercato europeo.

Un contrasto di sentimenti non facile da affrontare, ma che in futuro si ripresenterà spesso perché le scelte delle aziende, soprattutto quelle innovative, si baseranno sempre di più sulla capacità competitiva dei vari territori all’interno dello stesso Paese e anche della stessa regione, competitività che non si giocherà più sulla manodopera a basso costo o sugli incentivi fiscali ma sulla capacità o meno di creare e attivare conoscenza, processo in cui anche il sindacato gioca un ruolo determinante.

Whirlpool ha scelto Varese perché lo considera un hub ideale per sviluppare elettrodomestici intelligenti in quanto qui si incrociano e integrano tradizione e futuro, antiche competenze e nuovi saperi, buone relazioni sindacali e una contrattazione aziendale che funziona.

La polarizzazione creata dall’incontro dell’innovazione  con i lavoratori della conoscenza e le sue ricadute in termini economici e occupazionali è spiegata molto bene nel saggio “La nuova geografia del lavoro” di Enrico Moretti, economista italiano molto considerato negli Usa, dove questo fenomeno è in atto da tempo e la Silicon Valley l’esempio più conosciuto.

Fim, Fiom, Uilm e Ugl hanno richiesto sempre al Mise un nuovo tavolo  di confronto,  questa volta con la presenza della Presidenza del Consiglio e dei rappresentanti delle regioni interessate dalla chiusura, e  indetto 12 ore di sciopero e una manifestazione nazionale. Whirlpool, da parte sua, si è detta solo disponibile all’ascolto. Un modo garbato per dire: da qui non si torna indietro.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 21 Aprile 2015
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