Cercano la droga e trovano un arsenale a casa del professore
La sorpresa a casa di un insospettabile professore di educazione fisica di Gorla Maggiore sospettato di aver introdotto stupefacenti in carcere. Gli agenti della PolPen trovano in casa granate, proiettili di artiglieria e bombe a mano
L’indagine lampo è partita quasi per caso lo scorso 7 maggio e i colpi di scena, in questa vicenda, si sono accavallati uno con l’altro lasciando a bocca aperta anche gli agenti della Polizia Penitenziaria. Tutto è nato dal fiuto di Ben, il cane antidroga del nucleo cinofilo che ha annusato la presenza di sostanza stupefacente addosso ad un professore di educazione fisica che lavora da qualche anno all’interno del carcere di Busto Arsizio.
Il fiuto di Ben è infallibile e il suo conduttore, l’agente Salvatore Minardi, lo sa bene. Scatta la perquisizione personale che, però, non da esito ma l’ispettore Luca Montagna che dirige l’unità centrale della casa circondariale vuole vederci chiaro perchè non sarebbe la prima volta che qualcuno cerca di introdurre stupefacenti all’interno della struttura: «Qui un’altissima percentuale di detenuti ne fa uso e le segnalazioni sono molte – racconta – per questo abbiamo deciso di estendere la perquisizione anche all’auto del professore».
Il comandante della Polizia Penitenziaria, il vice-commissario Antonino Rizzo, dà l’ok. Nonostante il fiuto di Ben rilevasse la presenza di stupefacenti anche in auto, gli agenti non hanno trovato nulla. Entra in gioco la Procura di Busto Arsizio e il sostituto procuratore di turno Nadia Calcaterra autorizza la perquisizione domiciliare. A casa del professore vengono trovati alcuni strumenti per il consumo della droga ma della sostanza neanche l’ombra.
Proprio in quel momento arriva un altro colpo di scena, nella mansarda dell’abitazione gli agenti trovano quello che non ti aspetti: una vera e propria Santa Barbara di munizioni, 5 bombe a mano delle quali tre in buono stato e funzionanti, proiettili anticarro, una mina antiuomo, 5 granate. In tutto 65 reperti (proiettili a parte) dei quali alcuni ancora in grado di esplodere e che sono stati fatti brillare dagli artificieri della Polizia di Stato.
Il professore 53enne, che insegna in una scuola di Busto Arsizio, ha giustificato l’arsenale con la sua passione per i reperti di guerra e ha raccontato di averli collezionati negli ultimi 20 anni frequentando una zona montana della Val d’Aosta ricca di armamenti risalenti alla Prima Guerra Mondiale.
L’uomo è stato denunciato a piede libero ma l’indagine non finisce qui e se ne sta occupando il sostituto procuratore Francesca Parola. Il professore insospettabile dovrà comunque fornire spiegazioni sia sull’eventualità che abbia introdotto sostanze stupefacenti in carcere ma soprattutto sull’arsenale presente in casa. Un’abitazione, ed è questo l’ultimo colpo di scena della vicenda, sotto la quale è presente un asilo nido.
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