Dall’isola dell’immortalità a Hiroshima sulla via del ritorno in Italia
Il gruppo dei venti studenti dell'Università dell'Insubria ha lasciato Kyoto ed è partito alla volta dell'isola dell'immortalità. Si è poi diretto a Hiroshima, ultima tappa di questo viaggio alla scoperta del Giappone
Giovedì 28 maggio avevamo lasciato il gruppo dei venti studenti dell’Università dell’Insubria e il nostro inviato “speciale” Giorgio Maria Zamperetti in partenza verso l’isola dell’immortalità, Miyajima. È proprio da qui che ripartiamo con il nostro diario di bordo.
La giornata di venerdì 29 comincia presto alla volta dell’isola, raggiungibile con il treno e il traghetto.
«Le stazioni sono molto affollate ma tutto si svolge con perfetto ordine- ci racconta il professor Zamperetti- Lo Shinkansen e’ stato il primo treno ad alta velocità: le sue forme sembrano quasi antiche rispetto ai nostri Frecciarossa, ma conserva ugualmente un fascino particolare. Sul treno il controllore, quando entra in ogni vagone, fa un piccolo inchino a tutti i passeggeri».
Scesi dal treno, un traghetto parte finalmente verso l’isola “misteriosa”. Scolaresche di bimbi e ragazzi in uniforme accompagnano gli studenti per tutto il viaggio (qui la divisa a scuola la si porta fino al liceo), nel tragitto si incontrano numerosissimi cerbiatti che circolano liberi: è l’occasione per qualche selfie un po’ speciale.
Prima tappa al grande tempio di Itsukoshima che si sporge sul mare. All’interno si sta celebrando un matrimonio con rito shintoista e la sposa, occidentale, indossa un ampio cappuccio. Questo perché la figura femminile era vista come un diavolo e il copricapo servirebbe a nasconderne le corna.
La natura a Miyajima, l’isola dove non si può né nascere né morire, e’ rigogliosa, si potrebbero addirittura contare “50 sfumature di verde”. Dopo una passeggiata una teleferica conduce il gruppo sulla sommità dell’isola: la vista da qui e’ meravigliosa e spazia sulle isolette del Mar del Giappone. In più, la piccola foschia della giornata meno soleggiata rispetto agli altri giorni aumenta l’incanto.”Un paesaggio troppo definito non può darti più di quello che vedi. La vaghezza che invece nasce dalla foschia lascia spazio all’aspettativa”- commenta uno degli studenti, Davide.
La sera pernottamento in un ryokan, albergo tradizionale giapponese. Il pavimento delle camere è di paglia intrecciata (“tatami”), i letti non ci sono e sono sostituiti dai futon, materassi estratti dagli armadi al momento del riposo per ottimizzare lo spazio abitativo.
Nell’albergo ci sono anche le terme, ma scoprire che qui si usa immergersi nudi, per quanto rigorosamente divisi per sesso, trattiene i più: «Io non mi faccio nemmeno la doccia in palestra» commenta la vereconda Federica. E d’altro canto chi ha tatuaggi (in Giappone visti come abitudine dei criminali) non può entrare. Ma due o tre si lanciano nelle calde acque che sgorgano dal centro della terra “tripudio di libertà!”, riferisce Lorenzo. La mattina seguente si parte alla volta di Hiroshima per un appuntamento con il sindaco Matsui. Sono rimasti colpiti del nostro desiderio di testimoniare l’impegno per la pace e
hanno valorizzato la nostra visita diffondendo comunicati stampa e facendoci seguire da giornalisti e fotografi lungo tutta la giornata. Fin dal grande atrio del municipio un pannello elettronico saluta in italiano e in giapponese l’Università dell’Insubria.
Il commovente incontro con una sopravvissuta alla bomba atomica ha concluso il viaggio.
Prima di ripartire, il sindaco di Hiroshima ha rivolto un caloroso invito al sindaco e alla città di Varese ad aderire all’iniziativa “Mayor for peace” che raduna ad oggi 6.675 città del mondo (di cui 450 italiane e tra esse Como) per la totale eliminazione delle armi nucleari nel mondo (v. www.mayorsforpeace.org )
Dopo essere stati travolti dal fascino del Giappone, sperimentando la cultura e lo stile di vita di una realtà sempre più all’avanguardia ma profondamente legata alle tradizioni, i nostri studenti ripartono oggi e tornano a casa. Un viaggio di emozioni alla scoperta di un paese che ha accolto a braccia aperte la nostra cultura e che, sicuramente, rimarrà impresso nei loro cuori per molto tempo.
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