Brugnoli: “Siamo in attesa di un paese più moderno”
Il presidente dell'Unione Industriali: «Guardiamo con ottimismo agli ultimi dati positivi riguardanti la produzione industriale nazionale e locale. In attesa di un Paese più moderno»
Non bastano sicuramente due indagini congiunturali positive come quelle redatte dal nostro Ufficio Studi per dire che siamo fuori dalla crisi. Così come non è sufficiente una crescita del Pil nazionale dello 0,3%, come quella registrata nel primo trimestre 2015 dall’Istat, per far stappare le bottiglie con un brindisi alla ripresa in atto. Di certo, però, stiamo assistendo a fenomeni comunque sperati e che nessuno può dare per scontati. Non siamo di fronte ad una semplice risalita dopo aver toccato il fondo. Anche perché quel fondo in questi anni si è spostato sempre più in basso in una discesa che sembrava senza fine e che non ha un naturale limite invalicabile.
Proprio per questo fino a qualche mese fa avremmo fatto carte false anche solo per questi segni più di fronte a grandezze dello zero virgola qualcosa. La stessa produzione industriale nazionale oggi è più alta dell’1,5% rispetto ai minimi storici di settembre 2014. Non dico, ripeto, che occorra festeggiare. Ma non possiamo nemmeno farci affossare l’umore da chi ancora di fronte a certi dati non cerca di vedere il buono che oggi raccogliamo dopo i tanti sacrifici fatti. Anche a Varese la produzione ritorna a risalire e lo prova il fatto che l’utilizzo degli impianti sia passato dall’82% del terzo trimestre 2014 all’attuale 87%. Dato a cui si accompagna un calo generale del ricorso agli ammortizzatori sociali: -27,5%.
Abbiamo ancora molto da recuperare, ma dobbiamo saper anche essere ottimisti di fronte a certe dinamiche. Soprattutto quelle che, seppur ancora deboli, segnalano dei miglioramenti anche nella domanda interna, per esempio legata alle macchine utensili, a dimostrazione che l’industria non solo produce qualcosa più di prima, ma ha anche ricominciato a investire su se stessa e le proprie capacità. Il tutto grazie a dinamiche esterne – quelle spesso citate del cambio, del quantitative easing, delle quotazioni del greggio – ma anche grazie a fenomeni frutto di un riposizionamento delle imprese manifatturiere varesine sui mercati, su diversi fronti strategici, su nuovi filoni tecnologici, su nuovi modelli di organizzazione.
Non è, insomma, solo merito degli altri, ma anche nostro. Sforzi che chiediamo alla politica di sostenere facendo ritornare, dopo l’approvazione della nuova legge elettorale, al centro dell’agenda i temi dell’economia. Riforma fiscale, semplificazione burocratica, privatizzazioni: l’azione riformatrice, di cui diamo atto al governo, non si deve arrestare, bensì continuare ancora più spedita per liberare quelle risorse di cui abbiamo bisogno per agganciare una crescita ancora più sostenuta. In quel momento sì, stapperemo le bottiglie, alla salute di un Paese più moderno. Almeno quanto le sue imprese.
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