Il welfare 2.0 a Varese è già realtà
La ricerca della Liuc, commissionata da Camera di Commercio e sindacati, evidenzia la necessità di un passaggio a nuove forme e nuovi servizi
La crisi economica mondiale è stata l’ultima spallata a un sistema di welfare già pesantemente indebolito dal debito pubblico e dai cambiamenti strutturali degli anni precedenti, innescati dalla globalizzazione, dalla finanza e soprattutto dalle nuove tecnologie. Sotto la spinta innovativa della rete, anche al welfare è stato aggiunto il suffisso finale 2.0, per indicare in modo un po’ sbrigativo e semplicistico il passaggio da un sistema sostanzialmente assistenzialista e clientelare a un sistema capace di essere leva di sviluppo e maggiore competitività.
I segni della transizione dal vecchio al nuovo sistema sono rintracciabili anche nella ricerca della Liuc, commissionata dalla Camera di Commercio e da Cgil, Cisl e Uil, nella parte in cui si evidenzia la necessità di puntare su politiche innovative nel campo della conciliazione dei tempi di vita famigliare e lavoro e su un mix ragionato di pubblico e privato.
Una delle case history più importanti degli ultimi anni, che va proprio in quella direzione, è la rete Giunca (Gruppo imprese unite nel collaborare attivamente), una delle prime reti di imprese in Italia nata non per realizzare nuovi prodotti o nuovi business, ma per sviluppare iniziative di welfare aziendale a vantaggio dei dipendenti. La rete è composta da dieci imprese del Varesotto appartenenti a vari settori manifatturieri, dalle costruzioni alla plastica, dalla chimica alla farmaceutica, fino alla meccanica, la regina del distretto industriale locale, per un totale di circa 1.700 dipendenti coinvolti.
Tra i progetti di Giunca ci sono: il miglioramento della mobilità territoriale dei dipendenti, attraverso il car sharing e il car pooling, la formazione aziendale in materia di sicurezza sul lavoro e la condivisione delle buone pratiche. E ancora: la valutazione di forme di finanziamento agevolato, l’erogazione di buoni per aiutare i lavoratori ad affrontare i costi della vita quotidiana, pacchetti di servizi assicurativi a prezzi scontati, la conciliazione degli impegni lavorativi con quelli della vita privata attraverso convenzioni per ottenere servizi e prestazioni mediche per la cura di familiari malati e genitori anziani.
La rete Giunca nel 2015 ha aderito a “eLavoroeFamiglia” un’iniziativa di welfare territoriale, costituita da 27 comuni, aziende profit e non-profit e associazioni di volontariato, grazie alla quale oltre 3000 famiglie della provincia potranno usufruire di servizi di alta qualità a costi agevolati o rimborsabili: baby-sitter a domicilio, servizi assistenziali e socio-sanitari domiciliari e ospedalieri, servizi di trasporto individuale e di disbrigo pratiche e commissioni varie, come pagare le bollette e fare la spesa, corsi estivi di acquaticità per bambini, con relativo servizio di trasporto alla piscina.
Nel 2013 Confartigianato Imprese Varese ha presentato una nuova convenzione per ottenere a prezzo agevolato le prestazioni odontoiatriche e odontotecniche che si inseriscono nei servizi garantiti dalla Moa, la società di mutuo soccorso dell’associazione di via Milano, che è parte della convenzione insieme ai laboratori odontotecnici e gli studi odontoiatrici.
Industriali, artigiani e quasi tutto il mondo della rappresentanza si è fatto interprete di questa nuova fase sostenendo il welfare integrativo e riconoscendogli un ruolo di sviluppo, soprattutto nel momento in cui la coperta delle risorse pubbliche è diventata troppo corta e quindi non più in grado di tenere al caldo tutti. I nuovi “strumenti” introdotti sotto varie forme, dalle reti miste alle convenzioni, vengono dunque condivisi e allargati a tutta la famiglia perché è una necessità. Non è un caso che il mondo artigiano ha recentemente aperto le iscrizioni al fondo San.Arti (Fondo di assistenza sanitaria Integrativa per i lavoratori dell’artigianato) anche agli stessi imprenditori, ai soci, ai collaboratori, ai lavoratori autonomi e ai loro famigliari.
In netto anticipo sui tempi, le Acli provinciali, prima dello scoppio della crisi economica, presentarono il manifesto del welfare e l’allora presidente provinciale Ruffino Selmi sottolineò che: «Bisogna pensare a un welfare che rimanga universale nei principi, ma sia selettivo nelle modalità, perché non si può dare tutto a tutti in modo indifferenziato. Ma la centralità spetta alla famiglia, elemento portante del welfare, e alla catena generazionale, che è un elemento di assicurazione rispetto al futuro, di redistribuzione delle risorse».
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