Impacchettiamo il Castello di Belforte
L'idea di Maud Ceriotti, responsabile Verdi Ambiente e Società – Varese
Il convegno dell’aprile scorso sul Castello di Belforte, organizzato da associazioni ambientaliste e culturali, cui ha aderito anche Verdi Ambiente e Società, ha chiarito di molto le prospettive di sopravvivenza di questo monumento cittadino ridotto ormai a uno stato di irreversibile degrado.
In particolare il documentato intervento di Marco Tamborini, rappresentante dell’Istituto Italiano dei Castelli ha illustrato come, a fronte di una soluzione di restauro legata esclusivamente a un nuovo utilizzo dell’immobile degradato, sussistono soluzioni alternative che si basano sulla storia stessa del suo degrado che si concreta in fatto espositivo.
Quindi la “narrazione” di questa storia e la sua messa in mostra divengono di fatto il nuovo possibile utilizzo di strutture monumentali in condizioni fatiscenti altrimenti irrecuperabili.
Peraltro come indica Tamborini questa tipologia di recupero è già stata positivamente attuata in varie realtà europee e anche italiane e costituisce sicuramente una valida, se non l’unica alternativa, ad un restauro finalizzato a un nuovo diverso impiego dell’immobile, che risulta in genere anche maggiormente oneroso.
Senza contare poi che a Varese non vi sono idee e progetti chiari sui fabbisogni di spazi pubblici, particolarmente quelli dedicati alla cultura, come dimostrato anche dalle discussioni sul riutilizzo della Caserma Garibaldi.
Per il Castello di Belforte la soluzione prospettata da Tamborini consisterebbe nel limitarsi a un restauro che metta in sicurezza l’immobile creandogli intorno quello che viene definito un “parco archeologico”.
Quindi oltre a salvare quel che resta del castello si verrebbe anche a creare un’importante area verde in una zona della città, che è totalmente sprovvista di verde pubblico attrezzato e significativo, circostanza che crea un valore aggiunto non trascurabile all’operazione anche a prescindere dal sicuro valore culturale della stessa.
Per tutte queste caratteristiche positive Verdi Ambiente e Società è favorevole alla realizzazione del parco archeologico anche perché la considera un significativo intervento sicuramente stimolante nel panorama cittadino che lascia molto a desiderare sotto il profilo culturale.
Sul presupposto quindi di questa scarsa e stagnante condizione culturale di Varese, che non ha peraltro alcun risalto a livello nazionale, Verdi Ambiente e Società ritiene che nel caso del Castello di Belforte si possa e si debba “osare”.
Si dovrebbe cioè mirare ad una operazione di alto livello che emerga dalla abituale routine “localistica e provinciale” con una iniziativa di classe superiore suscettibile di portare la città anche all’attenzione nazionale e internazionale.
L’idea della nostra associazione è di far “impacchettare” il castello di Belforte da Christo, il noto artista famoso per queste operazioni, soluzione che costituirebbe un intervento di alta caratura culturale in cui l’impacchettamento assumerebbe significativamente il senso del salvataggio e della conservazione di un reperto della storia della città.
Si creerebbe così un valore aggiunto all’operazione di recupero suscettibile di creare anche uno stimolo turistico a livello internazionale per visitatori appassionati d’arte.
Si rammentano tra le opere significative di Christo “Wrapped coast” del 1968 a Sidney con due kilometri e mezzo di costa ricoperti da 92.000 mq. di stoffa arancione oppure l’impacchettamento di Porta Pinciana a Roma nel gennaio del 1974 durante la mostra “Contemporanea”.
Va inoltre anche sottolineato che spesso i costi elevatissimi di queste opere sono coperti dalle vendite dei relativi progetti da parte dell’artista.
Proprio in questi giorni è stato reso noto un recente progetto di Christo per realizzare una mega-passerella arancione sul lago di Iseo, su iniziativa di questo comune, che di fatto conferma la validità e la fattibilità dell’idea avuta da Verdi Ambiente e Società per il Castello di Belforte.
Per altro Varese è terra di produzione di materie plastiche e non dovrebbe essere neanche difficile trovare una fabbrica che sponsorizzi l’operazione fornendo i materiali occorrenti per l’impacchettamento.
Concludendo bisogna considerare che le varie operazioni che comportano la conservazione della memoria storica della città, impedendone la dissoluzione, dovrebbero essere “condivise” e ampiamente partecipate dalla cittadinanza.
Quest’ultima per la verità non ha mostrato ad oggi grande interesse per le sorti del Castello di Belforte e quindi è necessaria una adeguata pubblica informazione sul progetto, non essendo sufficienti solo i convegni che, pur essendo interessanti occasioni di confronto per gli addetti ai lavori, vengono purtroppo abitualmente disertati dalla maggioranza dei cittadini.
Maud Ceriotti
responsabile Verdi Ambiente e Società – Varese
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