Luca Chirico, esordiente “d’attacco” al Giro d’Italia
Il 22enne di Porto Ceresio è alla prima partecipazione alla corsa rosa. «Ho molto da imparare, la Bardiani è la squadra giusta per me»

La valigia è «ancora da completare», la gamba è in relativo riposo dopo una settimana, quella scorsa, in cui l’allenamento è spesso durato anche sette ore. Sabato comincia il Giro d’Italia e per Luca Chirico non è una edizione come le altre. Il 22enne di Porto Ceresio infatti si appresta a partecipare per la prima volta alla corsa rosa con la maglia della Bardiani Csf, la squadra che gli ha dato fiducia dopo il suo primo anno tra i “pro” e che ha deciso di inserirlo tra i nove corridori che percorreranno le strade d’Italia da sabato 9 a domenica 31 maggio.
A chi chiede consigli un corridore esordiente, alla vigilia del Giro?
«Principalmente alla mia squadra. Ai dirigenti che sono veterani della corsa e ai compagni che hanno più esperienza, anche se molti di loro sono giovani. Tre settimane di gara sono lunghe da affrontare, quello che ho capito è che la preparazione è fondamentale: senza un avvicinamento corretto è impossibile fare il Giro».
La Bardiani Csf è squadra storicamente votata all’attacco. Quale sarà il suo ruolo?
«Quello di quasi i tutti i miei compagni: l’outsider. Nel 2014 il mio team ha vinto ben tre tappe, un risultato che vorremmo ripetere o magari migliorare. Io ho appena 22 anni, avrò la possibilità di mettermi in mostra e di entrare nelle fughe soprattutto in quelle tappe con molti saliscendi. Sono anche abbastanza rapido, almeno per le volate ristrette: gioco all’attacco, cerco qualche piazzamento di rilievo e tutto ciò che arriverà in più sarà ben accetto. E sono anche fiducioso: se sono qui vuol dire che qualche qualità ce l’ho, adesso provo a sfruttarla».
Una caratteristica del Giro d’Italia sono i celebri “tapponi”. Che impatto si attende da quelle giornate?
«In genere mi piacciono le frazioni dure, ma certe salite lunghe e ripide sono davvero impegnative. In questo momento per me i tapponi sono un’incognita; proverò comunque a dare il massimo facendo però attenzione a salvarmi e a salvare la gamba. Dopo alcune grandi montagne ci sono giornate più favorevoli alle mie caratteristiche: dovrò gestire bene le energie per non sprecare occasioni».
Nelle grandi corse a tappe anche le cronometro incidono molto, sia per gli uomini di classifica sia per atleti con i suoi obiettivi. Come va Chirico contro il tempo?
«Nella media, nel senso che non sono una mia specialità ma non sono neppure dei peggiori. Quella di quest’anno al Giro però misura 60 chilometri (è la Treviso-Valdobbiadene ndr) e, devo essere sincero, mi fa più paura del Mortirolo. Nel mio caso comunque, anche per la crono vale il principio dei tapponi: sono qui per imparare e fare esperienza in prove che non ho mai affrontato, almeno in contesti simili».
Qualche curiosità: quali sono le strade della nostra zona su cui ama allenarsi?
«Se pedalo da solo scelgo la zona di Varese o la mitica ascesa al Cuvignone. Quando invece faccio gruppo con altri professionisti che abitano nei dintorni, di solito scegliamo il Comasco. Mi capita sovente di pedalare con Nibali (vive in Canton Ticino ndr), oltre che con Cataldo, Gasparotto e altri. Purtroppo per me, Vincenzo è andato a correre sulle Ardenne e da quando ho avuto la certezza di partecipare al Giro non mi sono più allenato con lui. Altrimenti qualche consiglio glielo avrei estorto: di corsa a tappe se ne intende…».
Una fuga la farà di sicuro il 28 maggio: è giorno di “visita parenti”.
«Davvero: la corsa passerà da Porto Ceresio e quel giorno aspetto tutti i familiari e gli amici per salutarli. Per il resto i miei genitori e la mia ragazza verranno sul percorso di qualche tappa: se sarà possibile andrò in fuga anche per loro».
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