Merletti: “Non tratterò male il ministro Boschi”
Intervista al presidente nazionale di Confartigianato sui temi che tratterà durante l'assemblea che si terrà a Expo2015
Giorgio Merletti, presidente nazionale di Confartigianato, nell’andare a braccio nei suoi discorsi in pubblico è un maestro, almeno quanto il premier Matteo Renzi. E nonostante i buoni propositi, c’è da scommettere che durante l’assemblea nazionale degli artigiani, che si terrà a Expo mercoledì 20 maggio, Merletti riserverà qualche sorpresa alla platea.
Presidente, lei in genere non fa sconti alla politica. Mercoledì a Expo sarà presente il ministro Boschi. Farà un’eccezione oppure no?
«A noi fa piacere che venga la Boschi. È anche vero che non sono mai stato tenero con i politici, però in genere mi arrabbio quando parlano di cose che non sanno e solo per fare propaganda».
Quindi è meglio che, durante l’assemblea, la Boschi non faccia nuovi annunci.
«Nessuno fa miracoli, quindi nemmeno Renzi e il suo governo, nonostante il premier enfatizzi tutto quello che fa. Penso che farebbe meglio a darsi pochi obiettivi e stabilire priorità rispetto a una serie di cose necessarie per le imprese e il Paese».
Ad esempio?
«Sono cose che diciamo da tempo: abbassare la pressione fiscale, snellire la burocrazia e sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione».
Il Jobs act è una riforma andata in porto. Qual è il suo giudizio in merito?
«Benino. È vero che sono aumentati i posti di lavoro, e tutti noi speriamo che rimangano e si consolidino, ma non bisogna dimenticare che l’incremento di assunzioni si è avuto dal primo gennaio e non dall’entrata in vigore della riforma, perché c’era l’incentivo fiscale della legge di stabilità. All’imprenditore oggi conviene assumere perché sa già quanto pagherà nel caso di rescissione del contratto. Per la prima volta una riforma del lavoro non guarda all’impresa con pregiudizio. Ciò che non mi piace è che il contratto a tutele crescenti sta cannibalizzando l’apprendistato ed è un controsenso perché azzera un modello di alternanza scuola-lavoro che in altri paesi come Svizzera e Germania funziona benissimo. E poi c’è il capitolo ammortizzatori sociali che il mondo artigiano da 40 anni gestisce benissimo con la bilateralità senza chiedere nulla allo Stato».
Non è un bilancio troppo negativo.
«Beh, se vuole parliamo della delega fiscale in bianco del parlamento e dell’immobilismo su un tema così decisivo. Mi rendo conto che dopo sette anni di crisi come quella che abbiamo attraversato non sia facile. Credo però che il grande errore della politica in questa fase sia l’aver voluto scavalcare i corpi intermedi in nome di un azzeramento della concertazione, mentre andrebbero ascoltati perché conoscono meglio di tutti ciò che accade in questo Paese e soprattutto conoscono le persone».
Perché è così importante ridurre la burocrazia?
«Perché dietro ci sta quasi sempre la mazzetta».
Secondo lei la riduzione delle tasse farà diminuire anche l’evasione fiscale?
«Il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi diceva di sì e penso che avesse ragione. Io aggiungo qualche cifra emblematica: l’Italia tra il 2005 e il 2015 ha pagato, rispetto agli altri paesi europei, 29 miliardi di euro in più di tasse. La tassazione pro capite, bambini compresi, è pari a 476 euro. L’ici era pari a dieci miliardi di euro, ma con l’Imu e la Tasi c’è stato un aumento del 150%. Quindi, iniziamo a tagliare seriamente la spesa pubblica».
Una contrazione della spesa pubblica è controproducente per la politica per via del consenso popolare.
«Dopo sette anni di crisi, invece sarebbe un bel balsamo per quei politici in crisi. David Cameron in Inghilterra ha ridotto la spesa pubblica primaria del 5% e ha vinto. Schroder la ridusse nel 2005 e prese una mazzata. In Italia invece la spesa pubblica è salita di un punto e quando il governo di turno trova un tesoretto pensa subito a come spenderlo».
Quindi che cosa ci vuole per far ripartire l’economia?
«Mio papà, che non era un economista, diceva sempre che il Paese sta bene quando girano le gru, cioè quando l’edilizia funziona perché è un settore in grado di trainare tutto il resto. Purtroppo in questo momento le gru non stanno girando. È una regola semplice ma che funziona dall’Unità d’Italia: hanno fatto le brecce nei muri e hanno creato un’economia».
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