Ode agli Zanzi
Il cognome Zanzi a Varese è molto diffuso e, guarda caso, ogni Zanzi ha un ruolo non trascurabile in città
Per i milanesi sfollati in altre province lombarde durante la seconda guerra mondiale furono indispensabili la conoscenza di massima e l’adattamento agli usi e ai dialetti locali. A Camerlata di Como, un tempo terminal delle diligenze per la Svizzera e poi nodo strategico del sistema lariano dell’industria serica, per esempio mi imbattei in una utilizzazione diffusa della consonante zeta al posto della esse, ma in vent’anni esatti di residenza, cioè sino ai giorni del trasferimento a Varese, non ebbi modo di imbattermi nel cognome Zanzi. Cognome abbastanza diffuso e per di più onorato da personaggi che avrei incontrato nella mia attività di cronista.
E proprio alcuni Zanzi anche in questi giorni come cittadini e uomini di Stato sono alla ribalta della cronaca: Daniele, scienziato del verde e attivo contestatore di una Giunta comunale che ritiene, come migliaia di altri varesini, inadeguata; Giorgio, prefetto graditissimo se non amato dal popolo bosino; Luigi avvocato, uomo di cultura ed europeista di chiara fama.
Prima di occuparmi della cronaca odierna vorrei ricordare altri Zanzi di significato, non solo per me.
Parlo di un antico titolare di negozio-officinetta frequentato dai fortunati possessori di una bici. Ebbe fama anche nazionale grazie a Piero Chiara che, chiamato a commenti televisivi sul Giro d’Italia, non perdeva occasione per proporre la sua terra non solo con campioni come Ganna e Binda, ma anche con la saggezza e l’esperienza di un mago delle due ruote come appunto lo Zanzi.
Indimenticabile poi Battista Zanzi, che in versi e qualche volta in prosa commentava la vita quotidiana e l’attività di quell’oratorio varesino che alla città ha donato galantuomini, educatori, imprenditori e campionissimi dello sport.
Con Battista ho nel cuore Ambrogina Zanzi, un ciclone al femminile come Dante Trombetta, per il suo impegno sociale e culturale per il Sacro Monte, per il servizio offerto anche alla politica che, stenterella, ne avrebbe veramente estrema necessità.
Carlo, scrittore e concittadino di profilo, e Paolo, operatore culturale nei territori della comunicazione moderna e fratello di Luigi, sono gli altri Zanzi che ho incontrato in anni più recenti. E veniamo ai giorni nostri, all’attualità.
Per Daniele al momento nessun premio, ma solo carte bollate e azioni giudiziarie: non sarà facile piegarlo, la lotta lo ha sempre stimolato.
A Giorgio, che ha dimostrato di essere un prefetto.. perfetto, per il tramite della Famiglia Bosina che gli ha assegnato la Girometta d’oro, la città ha avuto modo di esprimere la sua riconoscenza. Poiché è davvero un uomo di Stato che ama le regole e le applica con buon senso e inoltre agisce sempre con discrezione, Giorgio Zanzi anche per i giornalisti è un prefetto ideale.
Di Luigi Zanzi– dovremmo chiamarlo Luigi III perché avevano lo stesso nome suo padre e suo nonno, altri due varesini memorabili- è stato detto tutto in occasione della consegna della Martinella: la città lo ha salutato veramente con affetto e riconoscenza.
Oggi mi piace però ricordare che tra le sue doti non riconoscibili d’acchito c’è la pazienza: sembra incredibile, ma è così. L’ho constatato personalmente. Avendo saputo che Luigi era parente del professor Bulferetti, un uomo che ha fatto molto per la crescita della città ed è oggi dimenticato da tutti, anche dai cultori della bosinità, mi prenotai per una lunga intervista. Acquistato un registratore d’avanguardia su consiglio di Enrico, tecnico di Radio Missione, per più di un’ora impegnai Luigi nel racconto di una vita eccezionale, di un esemplare, sbalorditivo servizio alla cultura e al mondo del lavoro.
Un vero scoop che mi vide impegnato in un lungo ringraziamento a Luigi prima di andarmene. Poi mi alzai e spensi il registratore, anzi lo accesi perché la lucina intermittente che vedevo vivace durante l’intervista segnalava solo il registratore pronto, non che fosse già avviato.
Confessai subito il mio delitto: Luigi non aprì bocca, sorrise e mi salutò cordialmente.
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