Ristoranti e bar chiedono regole per sagre e le feste popolari

L’accusa degli esercenti: “Con la bella stagione si assisterà per l’ennesima volta al proliferare sul territorio lombardo di sagre e feste popolari spesso prive di alcuna regolamentazione"

somministraziojne temporanea

La buona stagione, tempo permettendo, è pronta ad iniziare e scoppia la polemica dei ristoratori e pubblici esercizi verso il proliferare di sagre e feste paesane. Il dito, in realtà, più che alle feste è puntato verso le regole in materia di somministrazione temporanea di alimenti. Chiunque ha organizzato un evento, una sagra o una festa dove si servono da bere e da mangiare sa di che cosa si parla.

Le procedure di richiesta delle autorizzazioni spesso non sono chiare, divergono da comune a comune e i controlli non sempre riescono ad essere puntuali. Inoltre, la grande varietà di tipologie di feste e sagre, unite al fatto che quasi sempre l’organizzazione è affidata a volontari, non rendono le cose facili. Da qui scaturisce l’accusa degli esercenti: “con la bella stagione si assisterà per l’ennesima volta al proliferare sul territorio lombardo di sagre e feste popolari gestite da associazioni, comitati e organizzazioni di ogni genere, spesso prive di alcune regolamentazione”.

Per questo la Confesercenti, l’associazione di categoria di ristoratori e pubblici esercizi, lancia una petizione on line per chiedere la disciplina di sagre e feste popolari e sollecita la Regione Lombardia, affinché si impegni a produrre fin da subito uno strumento normativo adeguato, “che superi le criticità esistenti in materia di somministrazione temporanea in occasione di sagre e feste popolari, come da delibera n. X/643 del 3 marzo 2015 del Consiglio regionale”.

Confesercenti da molto tempo sta sostenendo una battaglia a fianco dei titolari dei pubblici esercizi, per la definizione e l’applicazione di regole certe nello svolgimento di tali attività. “In Lombardia – spiegano dall’associazione di categoria – sono decine di migliaia le sagre e feste popolari che a vario titolo si configurano come veri e propri fattori di concorrenza sleale per le imprese della somministrazione di bevande e alimenti, specificamente bar e ristoranti. L’attuale situazione non è più sostenibile, occorrono programmazione, regole uguali per tutti e, soprattutto, buon senso”. Il problema nasce quando alcune realtà da sporadiche diventano un mestiere e ci si attrezza come attività di somministrazione penalizzando così le attività di pubblici esercizi e ristorazione.

FIEPeT e Confesercenti hanno proposto regolamenti, leggi, fatto esposti e segnalato abusi. E l’invito ora è a sottoscrivere una petizione, rivolta al Presidente della Regione Lombardia, affinché siano subito adottati i necessari provvedimenti normativi. La si trova sul sito web www.sagreinregola.it al link “Firma anche tu”.

Secondo gli esercenti va creato un provvedimento ad hoc, che introduca finalmente parametri numerici, una verifica dei requisiti degli organizzatori, l’applicazione delle normative igienico- sanitarie e di sicurezza nei luoghi di lavoro.

“Vogliamo ricondurre – spiega il direttore territoriale Rosita De Fino – quella che ormai è diventata la più grande industria della ristorazione, anche nella nostra regione, entro limiti che ne consentano la convivenza con l’attività di ristorazione tradizionale. Inoltre, a volte, viene riscontrato che dietro l’organizzazione di una cosiddetta sagra vi sono parametri igienici borderline, per non parlare del rispetto delle norme di sicurezza. Sosteniamo che per valorizzare una molteplicità di aspetti di un luogo, il territorio, la cultura, la tradizione, il folclore e il turismo locale bisogna utilizzare i prodotti locali”.

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Maggio 2015
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  1. Avatar
    Scritto da riccardo

    le feste o sagre paesane fanno parte della tradizione. è anche vero che una regolamentazione è necessaria. capisco i ristoratari che in alcune zone da fine giugno sino alla fine dell’estate hanno una festa ogni 15gg con la quale “combatttere”, con l’aggravio di tasse e spese che chi organizza le feste ha solo in parte.

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