Ben arrivati
Il direttore Marco Giovannelli saluta con piacere il nuovo sito della Prealpina e riflette sullo stato dell’informazione e del giornalismo
Da ieri è on line il nuovo sito della Prealpina. Questa è una buona notizia non solo per i suoi lettori ma per il panorama dell’informazione dell’intero territorio.
Lo storico giornale di via Tamagno si va ad aggiungere al nostro, all’altro giornale anche cartaceo La Provincia di Varese e alle tante esperienze nate in questi anni su internet. Non ce ne abbiano i colleghi se non le citiamo tutte perché sono numerose e rischieremmo di dimenticarcene qualcuna che, con sforzo e passione, da anni informa i cittadini.
L’editoriale del Direttore Paolo Provenzi spiega le ragioni delle novità che riguardano la Prealpina. Il nuovo sito apre, come dice anche Provenzi, maggiormente la porta alla collaborazione dei lettori e spiega poi perché la Prealpina dia maggiori assicurazioni di tante altre esperienze digitali.
Si apre così l’occasione per una riflessione sullo stato dell’informazione e del giornalismo.
Per troppo tempo, in molti hanno speso buona parte della propria energia a difendere la tradizione del lavoro personale e a cercare di frenare i venti del cambiamento.
Da un decennio, fare distinzione tra analogico e digitale è qualcosa di diverso dall’idea ancora presente che internet non serva o, ancor peggio, sia una moda.
Ma cos’è oggi il giornalismo? Diventa sempre più evidente che il giornalismo è di chi lo pratica e non solo di chi lo svolge come professione. Quando un cittadino, dal proprio balcone di casa, una sera tardi, ci scrive cosa sta succedendo nella strada sottostante e ci invia foto a testimonianza di quello che dice, descrivendo un fatto di cronaca, sta facendo giornalismo lui o noi che ne scriviamo?
Quando il principe d’Inghilterra William scrive su Facebook di essere in attesa del secondogenito, e racconta il suo vissuto e quello di sua moglie Kate, sta facendo giornalismo lui o noi che ne scriviamo?
Quando Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti posta una foto su Instagram, un video su Youtube , una nota su Facebook e poi twitta il tutto raccontando particolari di come sarà il suo prossimo tour a cui parteciperà quasi un milione di persone, sta facendo giornalismo lui o noi che ne scriviamo?
Quando Papa Francesco, dopo la pubblicazione dell’enciclica Laudato Sii, pubblica con periodicità le parti principali su Twitter, sta facendo giornalismo lui o noi che ne scriviamo?
I blog prima e i social network poi hanno aperto nuove praterie nell’ecosistema dell’informazione. I dispositivi mobile come smartphone e tablet hanno poi fatto il resto, permettendo alla quasi totalità dei cittadini di essere costantemente connessi con il mondo intero. Peccato poi, per tante diverse ragioni tra cui quella culturale, che poco più del 50% degli italiani utilizzi consapevolmente internet.
Tornando ai giornali, oggi questi vivono una crisi che non è solo di natura economica. La forma giornale mantiene intatto il fascino dell’opera collettiva che garantisce una pluralità di voci per i lettori. Lo sviluppo del digitale, però, ne sta cambiando molto le caratteristiche a causa della sempre massiccia presenza nel mondo delle news delle grandi piattaforme digitali quali Google, Facebook, Apple e Amazon.
L’arrivo della Prealpina, con un’offerta digitale più ricca, è un elemento positivo per tutti i cittadini e anche per noi addetti ai lavori. È uno stimolo a fare di più e meglio. Quanto alla qualità dell’informazione, questa non dipende più affatto dalla tradizione o dal supporto con cui viene distribuita. Anzi, che sia carta o web, se si rimane fermi si rischia di fare una narrazione non più attenta allo stato delle cose.
Per noi giornalisti, in un ecosistema dell’informazione così più ampio e complesso si aprono delle grandi opportunità ma anche dei rischi. Bene lo descrive, nell’ultima enciclica, Papa Francesco: non dobbiamo correre dietro a ogni cambiamento, quale che sia, ma non possiamo nemmeno restare fermi e negarne le caratteristiche.
Noi giornalisti abbiamo un potere quasi esclusivo: possiamo fare le domande e possiamo farle anche a chi, magari, trova scomodo sentirsele fare. L’informazione non è più solo ad appannaggio di una stretta cerchia di professionisti, come si diceva prima, il giornalismo è di chi lo pratica e non di chi ha in tasca un semplice tesserino.
La qualità è un aspetto su cui è importante per tutti noi, cittadini e professionisti, aprire una riflessione. Lo sguardo di chi lavora per un giornale può elevarsi più in alto e guardare alla vita delle comunità con una visione più ampia, a patto di saper ascoltare e guardare con fiducia al futuro.
Buon lavoro ai nostri colleghi della Prealpina e a tutti gli altri.
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