Il giudice: “Qualcuno oggi ha detto il falso”

Sfilano i testimoni della famiglia Uva, ma secondo il presidente della corte d'assise potrebbero esserci strascichi pesanti per le parole pronunciate in aula

giuseppe uva

Misteriosi incontri e strane voci: di questo hanno parlato oggi i parenti di Giuseppe Uva, durante l’udienza del processo contro 8 agenti delle forze dell’ordine per omicidio preterintenzionale, ma alle fine c’è stato il colpo di scena: «Ci vedremo in altra sede – ha detto il presidente della corte d’assise Vito Piglionica – perchè qualcuno ha detto il falso. Ci sono stati alcuni racconti inconciliabili…». L’avvocato Fabio Ambrosetti è sbottato: «Lei ha già deciso quindi che c’è stata una falsa testimonianza. Lo sta dicendo riferito alla famiglia Uva?». E di rimando. «Ci vedremo in altra sede…» ha ribadito il giudice Piglionica.

Si è trattato dell’ultimo atto di una giornata molto lunga passata ad ascoltare più che altro i rapporti di affetto e parentela che i famigliari intrattenevano con Giuseppe Uva. L’udienza serviva soprattutto alle parti civili, perchè la vicinanza al defunto può dare anche luogo all’ammissione a eventuali risarcimenti. Tra i testimoni, sono sfilati i fratelli di Giuseppe Uva e anche i nipoti. Le domande sono state di due tipi: da una parte i rapporti con Giuseppe, che per esempio Angela De Milato ha definito “lo zio del cuore”; dall’altro quanto accaduto in ospedale e in obitorio quando i parenti andarono in ospedale per vedere il corpo, e anche per fotografarlo, come è stato oramai raccontato in più occasioni.

Ma tra tutte queste testimonianze ne sono emerse due in particolare, che hanno introdotto elementi nuovi e suggestivi. Debora De Milato, la figlia 23enne di Lucia Uva, nel 2013 si recò alla discoteca Zero di Busto Arsizio, dove incontrò un giovane carabiniere di Angera, ubriaco, che le disse di sapere che cosa era accaduto quella notte perché aveva parlato con dei colleghi. Ma perchè il carabiniere avrebbe detto queste cose? La risposta che si è data la donna è che in sostanza era uno che ci voleva provare con lei. Una spacconata? Si vedrà. Il carabiniere sarà chiamato a testimoniare.

Un altro racconto particolare è stato fatto da Nicola Uva, teste che inizialmente contrario alla battaglia di Lucia Uva, circostanza che ebbe modo di riferire anche nel 2010 durante un incontro con un capitano dei carabineri di Varese. Oggi invece si trova a fianco di Lucia. Nicola ha riferito di aver avuto un incontro con l’imputato Luigi Empirio, suo amico (i figli sono insieme a scuola) il quale gli disse che non aveva potuto aiutare Giuseppe Uva perché quella notte stava sorvegliando Alberto Biggiogero in sala d’aspetto. Lo stesso Empirio avrebbe poi, un giorno, portato a casa di Giuseppe Uva un altro collega imputato il quale avrebbe negato ogni coinvolgimento e asserito che un giorno, a cose fatte, avrebbe detto tutta la verità. A bocce ferme, i diretti interessati e i loro avvocati fanno sapere che questi racconti fuorvianti. A parere della famiglia Uva è stata invece una giornata positiva.  Chi ha ragione? Resta sullo sfondo l’ammonimento del giudice Piglionica che ha chiaramente detto in aula che qualcuno ha mentito.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 12 Giugno 2015
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