Marco, 50 anni e disoccupato: “Torno a vivere dai miei”
La storia di un bustocco rimasto disoccupato a 50 anni. Ha lasciato la casa dove viveva perchè non riusciva più a pagare l'affitto: "Oggi il mio lavoro è cercare lavoro, lo faccio per i miei figli"

Marco Compiani è un tipo che non si butta giù, la crisi è finita solo negli indicatori economici ma nella società è ancora reale e dolorosa. Ha 50 anni e da quando aveva 16 anni ha sempre lavorato: «Operaio in una tintoria, e in diverse ditte di confezioni, infine camionista fino a quando mi sono ammalato». Oggi è disoccupato e lo incontriamo mentre sta andando a consegnare curriculum verso San Giorgio su Legnano. Lui è di Busto Arsizio e tutta l’area più vicina l’ha battuta palmo a palmo.
Ci ha scritto una lettera, chiede un lavoro: «Non mi vergogno di chiederlo, così pubblicamente – racconta – da luglio dell’anno scorso sto cercando, ogni giorno, vado ovunque e mi dicono che o sono troppo anziano o sono troppo specializzato. In realtà sono un esodato, ai margini del mercato del lavoro». Il posto l’ha perso dopo un intervento all’intestino, mostra la cicatrice: «Quando sono tornato in ditta mi han detto che non ero più idoneo alla mansione che svolgevo, l’azienda andava male e io ero perfetto da lasciare a casa per primo».
Teme per il futuro prossimo, i soldi messi da parte sono ormai finiti, l’aspi è finito e l’affitto di casa è troppo alto per un divorziato con due figli: «Sono tornato a vivere da mamma e papà, a 50 anni, bello eh? – racconta con lo sguardo alto e fiero – è così che van le cose in questo Paese? E’ questo quello che vogliono i nostri governanti?». La sua rabbia è l’humus dei tanti movimenti che in Italia sono nati sulla scia dell’indignazione verso la politica, uno su tutti il Movimento 5 Stelle ma lui non vuole parlare di politica: «Non mi interessa la politica, credo nelle persone e in quello che possono fare in maniera onesta. Conosco molte persone a Busto ma non ho mai chiesto favori».
Ha provato anche a rivolgersi al Comune e all’azienda municipalizzata: «In Agesp mi sono sentito dire che assumono solo per concorso, me lo ha raccontato da una persona che conosco bene – dice con amarezza – lavora lì con la moglie da due anni e so per certo che non fanno concorsi da almeno tre anni». Ha provato anche tramite il Distretto del commercio (le ormai famose giubbe gialle dei lavori socialmente utili) e gli è stato risposto che «è difficile entrare nel giro perchè lavorano sempre gli stessi».
Ai due figli dice di stare bene e cerca di mostrarsi sereno ai loro occhi: «La più piccola ha 14 anni, lei ha capito come sto e cerca di rendermi felice ogni volta che stiamo insieme». E’ per loro che Marco va avanti e non si ferma, verso San Giorgio su Legnano e poi più giù: «Non mi fermerò fino a quando non avrò trovato un lavoro».
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