S’insedia il Tarantino-bis, fumata nera per l’elezione del Presidente del consiglio comunale
Niente accordo tra maggioranza e minoranza sul nome destinato a guidare l'assemblea civica, neppure in maggioranza ci sarebbe accordo sulla scelta. Il primo cittadino: "La mia è stata una vittoria imponente, tra i pochi sindaci riconfermati"
In una serata fresca e ventosa, si è insediato il nuovo consiglio comunale di Samarate, secondo mandato del sindaco Tarantino. Un appuntamento di formalità amministrative (la convalida degli eletti e il giuramento del sindaco) ma anche un primo passaggio politico, con l’elezione (mancata) del Presidente del Consiglio Comunale.
In piazza Italia, davanti a 200 persone circa presenti, il sindaco Leonardo Tarantino ha giurato fedeltà alla Repubblica Italiana, ha indossato la fascia tricolore (sopra una cravatta «verde Maroni», come si è lasciato sfuggire a seduta conclusa) e ha pronunciato un discorso in cui ha rivendicato l’ampio consenso ottenuto dal punto di vista personale e dalla coalizione che lo sostiene. «Un risultato imponente, il triplo della percentuale ottenuta dal secondo candidato sindaco, il quadruplo del terzo. Nonostante la competizione con cinque candidati rendeva più difficile di cinque anni fa». Tarantino ha anche sottolineato che solo in 3 Comuni su 11 al voto in provincia nel 2015 l’amministrazione uscente è stata riconfermata (puniti dal voto invece i sindaci o le maggioranze uscenti a Saronno, a Somma Lombardo, ma anche in altri paesi). «La rielezione era un risultato difficile, perché ogni ente locale in questi anni è stato vessato dallo Stato italiano, con tanti cambiamenti e tante tasse locali, che hanno comportato anche tante non riconferme di amministratori».
Un passaggio il sindaco l’ha riservato anche ai risultati delle singole liste e agli equilibri interni alla maggioranza. «È stato un risultato corale di tutte le liste, Forza Italia ha avuto ottimo risultato, entrano due consiglieri di due nuove liste civiche. Ricominciamo a lavorare sodo, rimboccandoci le maniche. Agli assessori tutti dico: lavoriamo con umiltà e i risultati arriveranno». Il sindaco ha poi anche gli assessori del precedente mandato, tra cui i dimissionari: Luca Gallazzi, Simona Aspesi, Matteo Brivio, Luciano Pozzi,più di loro Marco Bonacina, Valentino Celotto, Maurizio Brambilla, Enrico Puricelli «e su tutti Albino Montani, ottimo vicesindaco». E poi ancora i ringraziamenti alla famiglia e alla compagna, per il sostegno e le rinunce imposte dall’impegno politico, «che non è quello della politica che vediamo in televisione ma è fatto di presenza quotidiana nella nostra realtà».
Al di là delle parole del sindaco e dei passaggi amministrativi obbligati, il primo vero punto è stata l’elezione del presidente del consiglio comunale: al di là delle opposizione, anche la maggioranza in settimana è parsa lontana dall’ottenere una posizione comune, tra una Lega che proponeva Linda Farinon (giovane segretaria del carroccio, già consigliere uscente) e una Forza Italia che ha chiesto un scelta diversa. Alla fine si è andati alla prima votazione sostanzialmente in ordine sparso: Emilio Paccioretti (Pd) ha chiesto per conto delle opposizioni la nomina di un rappresentante di minoranza come Presidente del consiglio, la Lega ha ribadito il nome di Linda Farinon, altri sono rimasti coperti. Risultato finale: 9 voti a Farinon, due voti a Valentino Celotto (sempre della Lega Nord), 5 voti a Paolo Bossi (Città Viva, candidato delle minoranze).
Niente quorum qualificato dei 2/3, il voto definitivo è rinviato di una settimana. «Abbiamo ottenuto una prima vittoria» commenta Emilio Paccioretti del Pd. A questo punto rimane aperta la partita, che riguarda soprattutto gli equilibri interni alla maggioranza e in particolare quello tra Forza Italia e Lega Nord.
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