Sono 27.000 i giovani varesini nullafacenti
Sono in preoccupante crescita i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non hanno nulla da fare. La fotografia della Camera di Commercio è commentata con preoccupazione dal sociologo Demichelis
Non studiano. Non lavorano. Non seguono corsi di aggiornamento. Semplicemente aspettano senza speranza. Sono 27.000 i giovani varesini tra i 15 e i 29 anni che non risultano inseriti in scuole o aziende. In gergo si chiamano NEET (Not in Employment, Education and Training) e l’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio ne ha fatto la fotografia prendendo i dati Istat.
In pratica, si tratta quasi di un giovane varesino su cinque in questa fascia d’età.
L’analisi evidenzia un trend in crescita: «Il fenomeno si sta acuendo – sottolinea Elena Provenzano, responsabile dello stesso Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio –. Basti pensare che nel 2012, quando per la prima volta venne percepito come una vera e propria emergenza sociale, i numeri provinciali s’attestavano su quota 19mila. Occorre precisare che, all’interno di questo aggregato, vi sono sia i giovani in cerca di opportunità lavorative, sia quelli scoraggiati e disillusi. Ragazze e ragazzi che, abbandonati gli studi, rinunciano a cercare un lavoro e vengono indicati da Istat come “disimpegnati” o “indisponibili”. Proprio questa categoria è quella che risulta più preoccupante per il contesto sociale, in quanto vera espressione dello scoraggiamento. Il solo tasso di disoccupazione giovanile, che a Varese nel 2014 per le ragazze e i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 29 anni era al 19,9%, non riflette quindi appieno la situazione di disagio complessivo che in troppi casi li caratterizza: la realtà è che un’intera generazione rischia di rimanere esclusa dalla possibilità di realizzare il proprio percorso professionale, o perché non ha opportunità d’inserimento o perché rinuncia in partenza».
L’analisi della Camera di Commercio permette poi di scoprire che, a Varese, il fenomeno NEET è particolarmente marcato per i giovani uomini: il tasso è pari al 21,7% per i maschi e al 21,1% per le femmine. Complessivamente, la quota di NEET varesini (21,4%) risulta superiore alla media lombarda (18,7%) e, a livello regionale, inferiore solo a quella di Como (24%). Dopo Varese seguono Bergamo (21,1%), Cremona e Mantova (entrambe al 21%) mentre la situazione migliore si registra a Lecco con il 14,2%.
Ed è proprio il trend in crescita a impensierire il professor Lelio Demichelis che insegna Sociologia al Dipartimento di Economia all’Università dell’Insubria: « È veramente preoccupante che i giovani siano senza speranza. Di fatto ci siamo “giocati” un’intera generazione e questo è molto pericoloso. Il problema è sempre collegato alla crisi economica. I giovani non trovano lavoro, si demoralizzano, si scoraggiano e perdono ogni speranza. È una situazione molto delicata a cui bisognerebbe ovviare con politiche diverse di incentivi e sostegno al consumo. Dopo la grave crisi del ’29 gli americani reagirono con il “New Deal” rilanciando i consumi. Noi, invece, con Monti abbiamo conosciuto una politica di estrema austerità che, di fatto, ha bloccato lo sviluppo. Io credo che in questo momento storico sia proprio difficile dare una speranza quando si assiste alla crisi della Grecia e si vede l’Europa sorda al malessere sociale. Io spero che i nostri giovani sappiano mettere da parte la sfiducia e cerchino in se stessi le forze per ripartire e riprendere in mano le redini del proprio destino. È chiaro che questa rinascita dovrebbe essere supportata da politiche socio economiche favorevoli».
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Diciamo anche che non hanno un “ca**o” di voglia di lavorare a causa di una educazione impartita dai genitori sul modello “voglio-ottengo-zero fatica”.
La società dove lavoro fatica a trovare persone valide. Arrivano e pretendono.