Varesina, una stagione da favola
Nata nel 2010, la società ha scalato i campionati dalla Terza Categoria fino a raggiungere la Serie D. Dirigenza, staff e calciatori uniti in un unico motto: "Il gruppo fa la differenza"
È stata una stagione straordinaria per la Varesina, che da neo promossa in Eccellenza, ha raggiunto il traguardo Serie D vincendo il playoff, sconfiggendo in finale la Liventina Gorghense con una rimonta da grande impresa. (foto da varesinacalcio.it)
La società, nata nel 2010 dalla fusione tra il Venegono e il Castiglione, ha scalato le classifiche dalla terza categoria fino a raggiungere il campionato interregionale. I risultati ottenuti sono il frutto del duro lavoro, ma anche di un ambiente costruito ad hoc con gli anni e cementificato sempre più.
Il presidente della compagine venegonese è Umberto Belletti, che ci spiega come ha vissuto queste ore dopo la promozione: «Sono sensazioni meravigliose, quando si fanno dei salti così, e questo è il migliore di tutti, le emozioni sono grandiosi. Giocatori meravigliosi come quelli della Varesina, non si possono discutere. A un presidente di 81 come sono io non possono dare emozioni più grandi. Dopo un inizio disastroso, siamo arrivati al nostro obiettivo. La prossima stagione in Serie D sarà di transizione, perché questo campionato non è un biscotto, bisogna stare attenti e coperti. Vogliamo inserire 4 o 5 giocatori nel contesto e spero che siano persone altrettanto brave e capaci di entrare in sintonia con l’ambiente e la squadra mantenendo favoloso questo gruppo».
Lino di Caro, vicepresidente, è un tassello importante per la dirigenza e la società: «Abbiamo festeggiato in maniera importante. Martedì sera abbiamo avuto l’ultimo ritrovo, con saluti, perché ora riprendiamo subito con la preparazione estiva. Una nuova categoria così importante richiede tanto lavoro sulla rosa e sulle strutture. Questo successo è nato dall’euforia del gruppo, la familiarità che abbiamo creato non solo come squadra, ma anche all’interno società. Anche nell’ultima partita in Veneto, sotto 2-0, vincere 5-2 ci vuole tanto carattere, ma anche un legame speciale che ti spinge a fare cose straordinarie».
Uno dei maggiori artifici di questo successo è il direttore sportivo Francesco Cuscunà, che da giocatore giocò la serie D con il Venegono nel 2004: «Domenica è stata una grande gioia, il coronamento di una bellissima stagione. A freddo ancora non ci si rende bene conto di quanto accaduto, ma tra poco dovremo già metterci a programmare la prossima annata. Allenatore e staff sono già stati confermati. Un campionato nazionale come quello che andremo ad affrontare richiede tanta umiltà e consapevolezza nei propri mezzi. Il segreto di questo gruppo è stato il remare sempre dalla stessa parte, senza invidie o mugugni».
Il mister Marco Spilli ha avuto un grande merito nel saper gestire la squadra anche nei momenti meno facili dell’anno: «Non ci sono segreti. Tanti parlano, ma arrivando al dunque bisogna saper prendere le scelte giuste. Noi siamo legati alla famiglia Cuscunà, abbiamo cercato sempre di professionalizzarci e di migliorare con gli anni. Qui c’è un progetto, si fanno le cose per bene sin dal settore Giovanile, che quest’anno si è legato all’Atalanta. C’è una sana organizzazione e preparazione e siamo tutti uniti nel tener fede a questi valori per raggiungere gli obiettivi. La società ha dato una mano importante parlando quando è stato utile con i giusti modi. Non c’è stata improvvisazione. Riguardo a questa stagione, ci sono tanti ricordi belli, con la convinzione di poter fare qualcosa di importante. La squadra ha dimostrato di avere personalità e cuore, vincendo tutte e cinque le partite e segnando tanti gol, pur avendo assenze importanti. Questo evidenzia il lavoro di tutti i ragazzi, della squadra e non dei singoli».
Il condottiero in campo è stato il capitano Alessandro Marzio, che non è sazio di vittorie: «C’è tanta gioia, più passano i giorni, più ti rendi conto, soprattutto per come è arrivata. Il sogno sembrava svanire e invece si è realizzato. Nella mia carriera mi sono capitate occasioni del genere, ricordo a Saronno i playoff in C2 e anche lì ho provato una gioia incredibile, con un recupero incredibile. Pensavo di non vivere più emozioni simili, ma nonostante categoria, domenica ho riprovato quelle sensazioni. Sotto questo aspetto devo ringraziare i miei compagni, meritano quello che ho provato io vent’anni fa. Per l’anno prossimo dovrò parlare con la società, anche perché giocare in serie D e seguire la Juniores nazionale sarà difficile. Personalmente devo decidere».
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