I soci della Nuova Urbanistica si riuniscono in presidio

La cooperativa edilizia a dicembre è stata ammessa al concordato preventivo, i soci prestatori rischiano di perdere il 90% delle somme versate. Un comitato spontaneo contesta duramente la dirigenza e anche Legacoop

Protesta nuova urbanistica piazza de salvo

Si sono ritrovati in una sessantina, sotto i portici di piazza De Salvo, nel cuore del quartiere creato dalla loro cooperativa. Sono i “soci prestatori” della Nuova Urbanistica, la cooperativa edilizia che da un paio di anni affronta una pesante crisi: a novembre la società  ha presentato richiesta di ammissione al concordato preventivo, mentre da un anno si è aperta la questione della gestione del prestito dei soci, “congelato” per garantire la tenuta finanziaria della cooperativa.

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L’ultima proposta avanzata dal Cda della cooperativa – la tutela del 10% del prestito versato, al termine della fase di concordato – viene ora contestata da un gruppo nutrito di soci prestatori, che si sono riuniti fisicamente, stanno raccogliendo firme e racconti per un “libro bianco” e denunciano una situazione che rischia di tutelare prima le banche dei soci (così dice la legge oggi in vigore).  Il Comitato denuncia «le responsabilità di chi ha diretto in questi anni la Cooperativa e ha lasciarto, per inerzia, incompetenza e inadeguatezza che la situazione finanziaria ad un punto tale da non garantire più la restituzione ai soci dei loro depositi». Oltre ai vertici che hanno guidato anche nel passato la cooperativa, viene contestata anche Legacoop: «doveva vigilare, non l’ha fatto in modo e ora vogliamo risposte» dice Carmen Beatrice, una delle persone che coordina il comitato.

Tra le persone che si sono raccolte in Piazza De Salvo c’è rabbia verso i vertici della cooperativa e una buona dose di disillusione: tutti sono preoccupati per il futuro, c’è chi è convinto di non poter recuperare i soldi, chi spera ancora, chi adombra irregolarità. Antonio Beatrice dice che rischia di perdere «36mila euro e altri 4000 euro da mio figlio»,  i risparmi per «mantenere due figli universitari, la ex moglie e il bambino piccolo che sta con lei». Contesta il fatto che  «solo quando sono arrivati al rischio di fallimento ci hanno informato che eravamo gli ultimi della lista». Simile la testimonianza di Vittorio Emanuele Desiderio: «L’abbiamo scoperto all’improvviso, quando un paio di anni fa ci hanno comunicato che le spese dovevamo pagarle in contanti perché i soldi non potevamo più prelevare. Io sono entrato nell’80, da sempre ho fatto deposito soci: tra deposito e interessi dovrei avere 13mila euro».

Per molti c’è la delusione di fronte ad un modello solidale – quello della cooperativa – di cui si fidavano: «La casa è mia, ogni tanto versavo quei pochi soldi che risparmiavo, gli interessi erano buoni» dice Flavio Malvezzi, un pensionato che osserva silenzioso, appena un po’ in disparte, il presidio. «Se fallisse la cooperativa parleremmo con le banche, probabilmente sarebbe meglio» dice invece con convinzione Salvatore Calandra, che porta invece gli interessi di un altro gruppo di soci (della “proprietà indivisa”) in causa con la cooperativa per un’altra vicenda (nel presidio s’incrociano anche istanze diverse).

Alcuni, al di là della delusione, sono comunque consapevoli che c’è il rischio di vedere la cooperativa fallita, con ancora meno garanzie. Poi – ai margini del presidio – c’è anche chi esplicitamente appoggia la soluzione fin qui individuata: «Siamo prestatori da sempre, sappiamo di questa situazione, io spero nel concordato con il giudice tutelare», dice Tiziana Schiavone. «Loro dicono che esistono altre possibilità, ma il cda non ha trovato altre strade per garantire al momento». Schiavone contesta che nelle file del presidio 1si parli di un complotto»:  «il cda ha sempre invitato anche la partecipazione».

Se il comitato spontaneo contesta le comunicazioni considerate insufficienti, il Cda della cooperativa, dal canto suo, rivendica la trasparenza con cui ci si è mossi nell’arco dei mesi (qui ad esempio la lettera di febbraio di quest’anno) e chiede «prudenza», anche a fronte «dei drammi personali, familiari, che la situazione attuale sta causando». In particolare il presidente Marco Fazio chiede di evitare «qualsiasi azione pur in buonafede ma destabilizzante» che possa essere dannosa per il delicato equilibrio che la cooperativa affronta in questa fase (qui il comunicato completo del Cda). Quanto al comitato, chiede di poter partecipare a tutti i lavori del Cda e spera di nella «possibilità di aprire e trovare soluzioni più favorevoli per i prestatori». Il comitato vorrebbe poi portare la vicenda – insieme ad altre simili – a livello nazionale, per chiedere una revisione delle regole, che tutelano le banche prima del risparmio sociale.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 02 Luglio 2015
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