“Muito obrigado”, capitan Neto Pereira

Il numero 10 giocherà nel Padova dopo cinque anni e mezzo di capolavori con la maglia del Varese. Il nostro omaggio a un giocatore fantastico

Varese - Brescia (inserita in galleria)

Sono tanti i giocatori che, in questi anni, hanno incrociato la parabola sportiva del Varese 1910 e hanno contribuito alle belle stagioni biancorosse, guadagnando spesso una “promozione” in squadre della massima serie. Dal superbomber Pavoletti all’uragano Ebagua, dai pezzi pregiati del vivaio De Luca, Pisano, Lazaar, a difensori come Cacciatore, Claiton, il discusso Pesoli o Grillo.

In tanti hanno giocato in Serie A, ma tra di loro non c’è il nome del giocatore più amato, rispettato, rappresentante di quel che è stato il Varese 1910 prima della sua recente fine: Leonidas Neto Pereira. L’ultimo capitano, quello che non ha abbandonato la nave fino all’affondamento, ora è diventato un giocatore del Padova ma il suo addio alla Città Giardino merita una standing ovation da parte di tutte le migliaia di persone che – per una volta o tutta la vita – hanno assistito a una partita a Masnago e fatto il tifo per il Varese.

Arrivato in Italia con il Torneo di Viareggio, incredibilmente nascosto nelle terre del Nordest sotto una maglia dell’Itala San Marco, il diamante di General Carneiro ha iniziato a brillare al “Franco Ossola” nel gennaio del 2010, ultima stagione in Serie C1. Il suo arrivo fu determinante per spingere in B in Varese e da allora, nonostante i molti problemi fisici (il soprannome Swarowski arriva da lì: splendido e prezioso ma anche fragilissimo), Neto è sempre stato un perno determinante del Varese.

Mai numero 10 fu assegnato a giocatore più giusto: tecnica imperiale, visione di gioco, dribbling, sombreri, colpi di tacco. Neto Pereira ha portato a Varese il Brasile vero, quello ammirato da tutti i bambini, quello genuino, quello che ha un pizzico di malinconia ma pure tanta classe e capacità di divertire. Gol non tantissimi (anche se 32 in cinque anni sono un bel bottino, considerati i lunghi infortuni), perché quando si ha certi piedi e certo talento, l’andare in rete è un momento quasi superfluo. Ne ricordiamo uno, non il più bello, ma uno dei più significativi: Stadio Olimpico di Torino, prima partita in Serie B. Varese in vantaggio con Buzzegoli contro il Torino e raddoppio del 10 biancorosso: Neto segue con lo sguardo la corsa di Corti (e già l’azione tutta di prima era da applausi), esegue due passi di danza sul dischetto che mandano Ogbonna fuori tempo. Aggancio a seguire per tagliare fuori definitivamente il centrale granata, destro strozzato sulla diagonale opposta.

Quella sera il Varese capì di poter diventare sempre più grande, quella sera – la prima di molte altre – un diamante mai scoperto prima spiegò come si può essere campionissimi senza bisogno di dover giocare in Serie A. Muito obrigado, capitan Neto. E buona strada.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Luglio 2015
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da PQ59

    Grande Neto… approfitto per dirvi che alla Reggina (.. e quindi anche al Varese) sono stati concessi ulteriori 10 giorni per iscriversi alla lega Pro ( vedi stretto web-strill.it-tuttomercato ). Perchè non ne parlate? Magari si può fare ancora qualcosa per salvare la categoria….

  2. Avatar
    Scritto da Bobo

    Un groppo in gola per il grande capitano che ci lascia … Uomo di rare doti positive sia calcistiche che umane. Speriamo sia un arrivederci! Grazie di tutto ed in bocca al lupo, capitano!

  3. Avatar
    Scritto da klaus

    grande Neto, in bocca al lupo, meriteresti la A, ma almeno un altro anno in B col Padova
    te lo auguro.

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