Tre anni di bullismo sulla figlia, madre va a processo per insulti ad una bulla
La storia di una madre la cui figlia è stata a lungo vittima di bullismo. Poi per un suo commento su Facebook è scattata la denuncia a suo carico per ingiurie

Tre anni di insulti, provocazioni, bullismo. Poi la fine di un incubo e l’inizio di un’altra odissea. E la storia di una famiglia di Varese, con origini nel Sud Italia. Per motivi di salute della madre, una delle figlie è stata mandata alla Scuola Bosina a frequentare le medie: orari flessibili e la possibilità di frequentare fino al tardo pomeriggio alla base della scelta, della quale però la famiglia in questione si è pentita presto.
La ragazza, allora di 11 anni, ha cominciato ad essere oggetto di scherzi pesanti, insulti, soprusi. Un po’ per il suo aspetto fisico e un po’ per le sue origini meridionali è stata presa di mira per tre anni, costretta ad isolarsi per non dover subire continue angherie. Finita la scuola, le sue compagne di classe non hanno però smesso di accanirsi: messaggi su Facebook e sui vari social network sono proseguiti, finchè la mamma della ragazzina, oggi quindicenne, ha sbroccato, rispondendo alla mamma di una delle aguzzine della figlia, intimandole di smetterla e lasciandosi andare a commenti non proprio ortodossi, tra i quali un “che razza di madre hai, ti servivano più botte”.
E da qui il paradosso. Se infatti gli appelli alla preside e anche ai carabinieri della madre della ragazzina insultata non hanno mai sortito effetti (non è mai stata sporta denuncia e la dirigente scolastica non è mai intervenuta in maniera concreta), lei stessa si è vista recapitare la notifica di un avvio di procedimento penale per ingiurie. Infatti i genitori della ex compagna di classe alla quale la signora ha risposto si sono offesi e hanno querelato per quel commento su Facebook. Ci sarà un processo, ma la signora, insegnante di scuola elementare, non ci sta e vuole la sua giustizia. Si è rivolta ad un’avvocato di Varese e ad un’associazione che si occupa di cyberbullismo, la ACBS, che la sta aiutando. Lei lancia il suo appello, per evitare ad altre mamme e papà di passare quello che ha passato lei con la sua famiglia.
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