Tre anni dopo, i lavoratori Caimi temono un nuovo fallimento
Nel 2012 si erano arrampicati sui capannoni a Lonate Pozzolo, oggi protestano a Gallarate: qui ha sede la società edile che ha rilevato la precedente
Tre anni fa sono passati per un fallimento, hanno rischiato di perdere il lavoro e oggi temono nuovamente di ritrovarsi senza occupazione e con alcuni mesi di stipendi arretrati. Sono i lavoratori edili della Caimi Costruzioni, che oggi hanno protestato davanti alla sede legale della società, in pieno centro a Gallarate.
L’attuale situazione riguarda l’impresa Caimi Costruzioni, intestata ad Enzio Caimi, con sede in centro a Gallarate, in Largo Camussi. «I lavoratori hanno avuto difficoltà di pagamento per diversi mesi, negli ultimi 4 mesi hanno ricevuto i salari sempre più differiti» spiega Stefano Rizzi, della Fillea Cgil. «C’era l’impegno a saldare le ultime due mensilità arretrate entro sabato scorso, ma non hanno avuto nulla. Venerdì, durante l’ultimo incontro tecnico sulla cassa integrazione, l’azienda non ci ha detto nulla, ma poi non ha rispettato gli impegni. Noi temiamo che ci possa essere una procedura di concordato preventivo».
Una prospettiva che rischia di lasciare senza lavoro (e magari con gli stipendi arretrati) i muratori e gli operai dell’azienda, italiani e di origine straniera, dai giovani trentenni a chi è alle soglie della pensione. Erano 35 in totale, attualmente meno perchè 4 hanno accettato il licenziamento individuale.
Gli operai hanno fatto la loro parte per mesi, anche di fronte all’incertezza, per cercare di garantire la continuità «L’azienda dice di vantare crediti in un cantiere a Nord, ma questi soldi non si sbloccano. I lavoratori nel frattempo si sono prestati a completare cantieri in Liguria e in Piemonte. Hanno pagato da sè la trasferta, ma ora dei soldi non si vede nemmeno l’ombra» continua Rizzi. «In qualche modo abbiamo dato una mano all’azienda per salvare la situazione, ma non hanno ottenuto nulla in cambio» aggiunge Alessandro Bongini della Cisl.
Il paradosso è che già tre anni fa gli stessi lavoratori avevano rischiato di perdere il lavoro ed erano arrivati al punto di arrampicarsi sui tetti per attrarre l’attenzione: l’impresa di allora, che si chiamava Caimi e aveva sede nella vicina Cardano al Campo, è stata rilevata dall’attuale, intestata al padre del precedente titolare, sede legale a Gallarate e operativa a Busto. «Nel fallimento della prima Caimi, i lavoratori hanno avuto spettanze da Fondo INPS dopo due anni: temiamo che anche questa volta finisca a pagare Inps, quindi ancora una volta i lavoratori attraverso i loro versamenti».
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