Don Mazzi: “Con il lavoro abbiamo salvato centinaia di ragazzi”

Il fondatore della comunità Exodus è intervenuto con Giorgio Fossa, presidente di Fondimpresa, e Riccardo Comerio, presidente di Univa, per i 40 anni di Spi, la società di servizi e promozioni industriali

Spi Univa

«Con il lavoro abbiamo salvato centinaia di ragazzi e grazie al lavoro ne salviamo ancora». La frase pronunciata da don Antonio Mazzi, durante la serata per la celebrazione dei 40 anni di Spi, la società di servizi e promozioni industriali di Univa, è uno spot perfetto per rappresentare questo tempo.
Un tema, quello dei giovani e il lavoro, che è stato al centro di un animato dibattito tra Riccardo Comerio, presidente degli industriali varesini, Giorgio Fossa, presidente di Fondimpresa (Fondo interprofessionale per la formazione continua), e lo stesso fondatore della comunità Exodus, coordinati da Marco Giovannelli direttore di Varesenews.

I dati presentati da Comerio rivelano che sul fronte occupazione qualcosa sta cambiando. Se infatti tra i giovani fino ai 25 anni il tasso di disoccupazione in provincia di Varese si attesta al 21%, fino ai 31 anni scende al 9%, dato sensibilmente migliore rispetto a quello nazionale. Certamente si è lontani da quel 3%, ritenuta la soglia fisiologica, ma l’inversione di tendenza c’è stata.

In un territorio che ha 55 imprese per chilometro quadrato, di cui 8 industriali, un terzo degli occupati è nell’industria. «La sfida passa dalla capacità di aggregare giovani – ha detto Comerio – ed è quello che come Univa stiamo facendo con il progetto Generazione d’industria“, dove c’è uno scambio reale tra scuola e impresa».

Contaminare i due mondi, scuola e lavoro, è dunque fondamentale se si vuole cambiare la percezione che i giovani hanno di entrambi e in questo processo di cambiamento le parole hanno un ruolo importante. L’esempio classico è la metamorfosi subìta dal cuoco, qualifica un tempo ordinaria che da quando si fregia del titolo di “chef “staziona nei piani nobili delle professioni.

«Sfatiamo il mito negativo della fabbrica che non è più quella di una volta – ha sottolineato il presidente di Univa – per esempio le fonderie non sono più un girone dantesco e forse è stato anche intempestivo rinominare gli istituti tecnici con il termine Isis. Perché non usare liceo industriale?».

Far incontrare domanda e offerta di lavoro non è facile, soprattutto in un sistema in continua evoluzione.
«Sono cambiate molte cose e molte altre si stanno muovendo – ha spiegato Giorgio Fossa, presidente di Fondimpresa – e tra queste anche i prodotti. Occorre migliorare la formazione sia per le tute blu che per i colletti bianchi perché il 47% delle aziende non trova i lavoratori che cerca. Fondimpresa può fare molto in questo senso».

Nella comunità di Don Mazzi il lavoro è una terapia importante per il recupero dei giovani alle prese con le dipendenze di varia natura, dagli stupefacenti al gioco d’azzardo.  Il fondatore di Exodus ha citato casi reali e raccontato la storia di un percorso iniziato a Milano nel 1979, prima come dirigente di un centro di formazione professionale,  poi come angelo del Parco Lambro dove andava a raccattare tossicodipendenti e prostitute. «Il lavoro è il miglior mezzo per aiutare i ragazzi in difficoltà – ha detto Don Mazzi -. Ai genitori dico che è meglio lavorare in una piccola fabbrica piuttosto che in banca, perché lì i rapporti umani sono autentici. Lo vedo nello sguardo cambiato dei miei ragazzi».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Ottobre 2015
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