Integrazione e immigrazione: una sfida sanitaria
Nell'annuale simposio organizzato dall'Ordine dei medici è stato affrontato il tema delle sfide sanitarie davanti all'ondata migratoria
“Medicina, Multiculturalità, Multietnia” era il titolo dell’annuale simposio organizzato dall’Ordine dei Medici di Varese. Un appuntamento rivolto ai camici bianchi, ma aperto alla cittadinanza, che ha visto l’intervento di autorevoli relatori che hanno affrontato i diversi aspetti di questa complessa problematica.
Il presidente, dottor Roberto Stella, in apertura dei lavori ha richiamato le ragioni del convegno: «Questo confronto riguarda la professione medica e come essa debba confrontarsi con una società diventata multiculturale e multirazziale. Una novità che ci impone di affrontare nuovi bisogni e nuovi problemi, ma prima di tutto ci spinge ad interrogarci su come relazionarci con cittadini stranieri, sempre più numerosi».
Diversi i temi che il cambiamento pone all’attenzione dei camici bianchi: dal problema della comunicazione linguistica alla conoscenza di abitudini e culture differenti, fino all’emergere di nuove patologie. «Una serie di questioni che interrogano la professione medica e la spingono a cambiare, rinnovarsi, guardare verso il futuro», ha concluso il presidente dell’Ordine dei Medici dottor Stella.
La prima parte dei lavori, moderati dalla dottoressa Giovanna Beretta, vicepresidente dell’Ordine dei Medici, e dal dottor Daniele Ponti, tesoriere dell’Ordine dei Medici, sono state presentate tre relazioni.
Carlo Zocchetti, ex dg Salute in Regione Lombardia, ha parlato dei numeri di una società multietnica. Il professor Paolo Grossi, Ordinario di Malattie Infettive, Direttore Clinica delle Malattie Infettive e Tropicali e Dipartimento Trapianti dell’Azienda ospedaliero-universitaria Ospedale di Circolo – Fondazione Macchi, ha affrontato il tema delle patologie emergenti nella società multietnica: «Negli ultimi anni si è osservato un progressivo incremento di nuove diagnosi di infezione da HIV in pazienti immigrati, spesso con quadri avanzati di malattia, che richiedono un significativo impegno assistenziale sia sotto il profilo diagnostico che terapeutico. In aggiunta, e spesso in concomitanza al riscontro di infezioni da HIV, è in costante aumento il numero di pazienti con infezioni da Mycobacterium tuberculosis, sia a carico di soggetti immigrati ma con un oggettivo rischio di aumento della circolazione anche nella popolazione autoctona. La diffusione a livello globale della SARS nel 2003 ha rappresentato un modello per la messa a punto di strategie per il contenimento della diffusione. L’emergenza legata alla diffusione del virus Ebola in Africa occidentale ha costituito l’ennesimo campanello d’allarme per la possibile rapida diffusione di patologie in grado di diffondersi rapidamente anche presso di noi se non vengono messe in atto adeguate misure di prevenzione. I fenomeni migratori – ha concluso l’infettivologo – rappresentano una delle maggiori sfide che gli operatori sanitari devono e dovranno affrontare nel prossimo futuro ed è pertanto necessario un significativo incremento delle conoscenze specifiche».
Hellas Cena, Medico Chirurgo, Specialista in scienze dell’alimentazione, ha parlato di malnutrizione : «La grande prevalenza di sovrappeso e obesità che affligge sia gli adulti che i bambini – ha spiegato la dottoressa Cena -, le diverse abitudini alimentari di individui stranieri che si integrano in un mondo socialmente e culturalmente diverso dal loro, le mode e filosofie alimentari che spesso vengono abbracciate senza grandi conoscenze su eventuali danni nel tempo, portano allo sviluppo di una condizione subclinica, difficilmente “visibile”, chiamata malnutrizione paradossa; spesso connota da scarsa sintomatologia e pesi corporei nella norma o addirittura superiori che ben nascondono situazioni di carenze nutrizionali che possono cronicizzare ed evidenziarsi in maniera subdola. L’attenzione nei confronti dello stato nutrizionale dell’individuo è non solo importante per la correzione con malattie cronico degenerative in età adulta ma anche per la diagnosi precoce di sindromi carenziali sempre più tipiche dei nostri tempi, nei nostri luoghi».
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