Mascioni, il piano industriale taglia 150 dipendenti: sciopero e fabbrica ferma
I sindacati hanno indetto uno sciopero permanente dalle 14 di oggi, giovedì 22 ottobre, fino alle 6 di mercoledì 28 ottobre. Mercoledì 28 nuovo incontro in Univa

Brutte notizie per i lavoratori della Mascioni di Cuvio. La storica azienda tessile, coinvolta nella crisi Zucchi e venduta ad un fondo spagnolo ad inizio ottobre 2015, vive un altro momento di tensione.
I sindacati hanno indetto uno sciopero permanente dalle 14 di oggi, giovedì 22 ottobre, fino alle 6 di mercoledì 28 ottobre: la decisione è stata presa dopo che i nuovi proprietari, che fanno riferimento al fondo spagnolo Phi Asset Management Partners, hanno presentato nella sede dell’Unione Industriali di Varese il piano industriale e le relative conseguenze per i dipendenti dell’azienda. Su 320 lavoratori, ne resterebbero 160/165: circa la metà.
Un ridimensionamento netto, che comporta inevitabili problemi di impatto sociale per tutta la Valcuvia, come spiega Ermanno Donghi, segretario della Filtcem Cgil: «I nuovi proprietari ci hanno presentato un piano con dei numeri inaccettabili per la portata devastante che avrebbero sui lavoratori – spiega -. Ci sarebbero enormi problemi di ricollocamento. I lavoratori sono in sciopero, l’azienda è ferma. Lunedì pomeriggio dalle 13 alle 15 faranno un presidio davanti all’azienda e mercoledì 28 ottobre ci sarà una nuova riunione in Univa per capire meglio i termini del piano industriale che vorrebbero attuare. Tenteremo ogni strada possibile per salvare il lavoro e difendere i lavoratori della Mascioni».
Il piano presentato dal fondo spagnolo prevede quattro cardini: un ridimensionamento dei ricavi, dato soprattutto dai mancati ordini di Zucchi, ex proprietaria della Mascioni; un ridimensionamento dei consumi energetici, con una gestione minore e più accorta della centrale termoelettrica, che non sarà più utilizzata a pieno regime e un rimodernamento dei macchinari, che prevede la dismissione delle vecchie attrezzature e investimenti in macchine moderne ed efficienti; un dimezzamento dell’area occupata dalla parte produttiva, che passerebbe dagli attuali 70 mila metri quadri a circa 35 mila; un conseguente dimezzamento della forza lavoro, che nelle intenzioni dei nuovi proprietari della Mascioni porterebbe al taglio di circa 150 persone.
Il piano industriale è uno dei passaggi formali che la nuova proprietà della Mascioni deve adempiere. L’8 novembre infatti al Tribunale di Varese dovrà essere presentato un piano di ristrutturazione del debito, che ammonta a circa 20 milioni di euro. Stando alle dichiarazioni fatte ai sindacati, il fondo Phi Asset Management Partners avrebbe intenzione di investire e ricapitalizzare l’azienda per circa 5 milioni entro i primi dodici mesi, per poi investire su nuovi macchinari e sulla produzione.
Per ora però per i lavoratori dell’azienda di Cuvio fondata alla fine degli Anni Cinquanta vivono un altro, l’ennesimo, momento di crisi e di paura.
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