Speriamo che il futuro sia donna

Una tavola rotonda, tre cortometraggi "d'ispirazione", un'ospite d'onore televisivo e persino un lunch salutista: sembrava frivola, e in realtà è stata concretissima, la giornata di studio organizzata da Confcommercio Terziario Donna

L'imprenditrice Alba Parietti

Una tavola rotonda, tre cortometraggi “d’ispirazione”, un’ospite d’onore televisivo e persino un lunch salutista:  sembrava frivola, e in realtà è stata concretissima, la giornata di studio organizzata da Confcommercio Terziario Donna alle Ville Ponti di Varese.  Un incontro proficuo, ben lontano dagli stereotipi delle giornate “in rosa” o avvitate sui problemi della condizione femminile, concreto come solo le donne, quando si confrontano con il mercato del lavoro e ancor più con l’imprenditoria, sanno fare.

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E per di più con un fulcro serissimo: incentrato su una tavola rotonda,moderata dal giornalista Gianluigi Nuzzi, Anchorman della trasmissione di approfondimento Quarto grado su Rete4,  dal titolo: “La meritocrazia nel mondo del lavoro e l’organizzazione di impresa: il punto di vista femminile“.

Un argomento su cui le donne hanno molti argomenti, perlopiù pessimisti: considerato quanto la meritocrazia, termine già poco praticato in Italia in senso generale, sia disatteso quando si parla di lavoro femminile.

E a parlarne, con piglio deciso e con una dose di idee in testa molto più abbondante delle sue gambe e del suo famoso decolletè, è stata invitata Alba Parietti: una scelta affatto banale, e solo apparentemente frivola. L’ex soubrette, ora conduttrice e attrice, è infatti una brillantissima opinionista una volta che si abbia la voglia di andare oltre il suo aspetto fisico, che peraltro sembra non invecchiare mai.

«D’altra parte il mio corpo è la mia azienda: e prendermene cura, nel mio caso, significa prendermi cura della mia azienda – racconta con ironia, ma senza bugie, Alba Parietti – Troppo spesso si parla del settore dello spettacolo come di un settore frivolo e improduttivo. Ma il mio lavoro dà da lavoro ad altri e crea anche dipendenti, e va considerato come qualunque altra attività che produce reddito e crea a sua volta mercato».

Alla tavola rotonda hanno partecipato anche la deputata del Pd Giovanna Martelli (ministero Pari opportunità), l’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi, Giovanna Mavellia, segretario generale Confcommercio Lombardia e Patrizia Di Dio, presidente nazionale Terziario Donna.

Dalle cui voci sono arrivati diversi dati statistici molto interesanti. Come quelli sciorinati da Ilaria Broggian, vicepresidente della Camera di Commercio di Varese: che ha ricordato come l’area amministrativo-contabile delle aziende varesine sia in mano alle donne, nel 70 per cento dei casi. Oppure che «il 19 per cento delle aziende varesine sono guidate da donne. Un dato in controtendenza nella regione: è in fatti un numero molto superiore alla media lombarda». O dalla deputata europea Lara Comi, che ha ricordato come «L’aumento delle imprenditrici in agricoltura negli ultimi anni è quantificabile nel 25 per cento. E che fanno un uso maggiore della comunicazione via internet e attraverso i social rispetto ai loro colleghi maschi».

«Ora il 27 per cento delle donne in impresa sono dirigenti – ha sottolineato Giovanna Mavellia, segretario generale confcommercio Lombardia – Segno importante della capacità delle giovani donne di proseguire in un percorso professionale. Del resto le capacità delle donne sono soprendenti: una ricerca della Camera di commercio di Milano ha mostrato come le attività multitasking delle donne permettevano di definire la giornata di una donna non divisa in 24 ore, ma in 27. Proprio da quel dato nacque il blog del corriere della sera “La 27esima Ora”»

Di fronte a tante capacità cosi ben sciorinate, è stata dura per Gianluigi Nuzzi mettere in difficoltà le protagoniste della giornata, malgrado le domande dell’intervistatore non fossero “di maniera”. Anzi, dalla tavola rotonda è addirittura emersa una proposta di legge semplice come l’uovo di colombo. Che, ancora una volta, è stata lanciata da Alba Parietti, durante quella parte del dibattito che faceva emergere i problemi di chi vuol essere lavoratrice e mamma: «Perchè non permettere di scaricare dalle tasse i costi per baby sitter o collaboratrici familiari? Sarebbe un sistema per rendere da una parte più “conveniente” tornare a lavorare dopo la nascita di un figlio, far emergere il lavoro, dare dignità a occupazioni di solito considerate più umili. E questi soldi, troppo spesso dati in nero, tornerebbero per di più allo Stato».

Una proposta che «Si ricollega a una nostra battaglia, che ho pensato di chiamare “pink economy”: valorizzare il lavoro di cura con uno strumento come questo rimette in moto un pezzo di economia – ha spiegato Patrizia di Dio, presidente nazionale Terziario Donna –  Era diventato anche un progetto di legge, ma è annegato nella marea di emendamenti delle leggi di riforma».

Una proposta, e una unione di intenti, regolarmente registrata dalla rappresentante del ministero della pari opportunità, onorevole  Giovanna Martelli.  Perchè è «Da questi incontri, quando sono proficui, che si traggono gli argomenti che si mettono poi nell’agenda parlamentare» come ha ricordato l’onorevole Chiara Gadda.

 

 

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Ottobre 2015
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