Un regista varesino a New York
Il documentario "Saga" di Paolo Boriani, che racconta il teatro equestre di Giovanni Lindo Ferretti, è stato selezionato per il "New York Equus Film Festival"
Un regista varesino a New York. Si tratta di Paolo Boriani, documentarista il cui ultimo lavoro, dal titolo “Saga“, è stato selezionato per il “New York Equus Film Festival“, che si terrà a New York nei giorni del 20-21-22 novembre, prestigioso festival che si svolge nella città americana simbolo per il cinema indipendente.
“Saga” è un documentario sul teatro equestre in cui Boriani approfondisce il lavoro in questo campo realizzato da Giovanni Lindo Ferretti e dalla Corte Transumante di Nasseta. Il documentario è prodotto in collaborazione con Sky Arte HD ed è stato proiettato in anteprima a Milano lo scorso 11 marzo.
Il documentario, attraverso la voce di Giovanni Lindo Ferretti, racconta che cosa è il teatro equestre, un unicum in Italia, e racconta la nascita di Saga, una lezione sulla storia italiana, una lezione sulla bellezza, dove i protagonisti sono i cavalieri e i cavalli della Corte Transumante di Nasseta. Il documentario, ambientato ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia, dove a giugno è stato rappresentato Saga, mette in immagini l’opera equestre e ciò che c’è attorno all’opera, la vita della Corte Transumante di Nasseta.
Saga – trailer (eng subtitles) – documentary by Paolo Boriani from Antlervideo on Vimeo.
«La mia idea era di dare una forma a Saga – spiega il regista Paolo Boriani -, o di concretizzare la materia di Saga, attraverso uno sguardo vero. E ho allora lavorato da un mio angolo, “a distanza” da Giovanni e da Saga. Perché non è da vicino che si vede, è da una giusta distanza che si vede. Ciò che ho fatto per restituire la statura di Giovanni Lindo Ferretti e di Saga è stato mettere il mio piccolo sguardo nel grande sguardo di Saga senza paura. Perché Saga ti può schiacciare con la sua bellezza. Ho poi cercato di essere il più pulito possibile e rigoroso per la ripresa dell’opera. Ho scelto dei tagli duri e geometrici. L’opera equestre è come un balletto. Se sposti la telecamera l’opera non è buona. Io non l’ho mai spostata di un millimetro. La bellezza dei cavalli non è solo nel vederli, è anche nel non vederli, è nel perderli nell’inquadratura».
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