Gli albanesi che stanno facendo carriera a Varese

Abbiamo incontrato quattro stranieri di successo: un medico, due imprenditori, uno startupper. "Le difficoltà ci hanno reso forti". VIDEO

Ecco quattro storie di ragazzi che si sono affermati in Italia. Le potete sentire in questo video. Dall’Albania a Varese, per studiare fare impresa o inventare nuove tecnologie. 

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Studiano e lavorano duro: prima gli ignorano, poi li insultano, ma alla fine vincono. Molti stranieri arrivati in Italia con pochi soldi stanno facendo carriera: diventano professionisti oppure imprenditori, si affermano con la loro voglia di fare, creano lavoro anche per gli altri.

LA RAGAZZA DI SCUTARI DIVENTATA MEDICO 

«Quando arrivai in Italia avevo 300 euro in tasca – racconta Magnola Lekaj di Varese, medico albanese di 30 anni – vinsi una borsa di studio in Albania, scelsi Varese perché avevo delle conoscenze. Mia madre era preoccupata. Scesi dal traghetto, in Italia, c’era tanta gente ma io ero sola, ero spaventata. Dovetti farmi tanta forza».

Era dieci anni fa. Poi, la svolta: «Iniziai a lavorare in un bar del centro di Varese per mantenermi gli studi – continua Magnola, che è nata a Scutari – alla fine ce l’ho fatta e mi sono laureata in medicina. Vorrei fare la specialità in radiologia. Sono sempre stata molto determinata e le difficoltà mi hanno temprata. Albania? No, resterò qui, o un farò un master all’estero, vedremo. Un lavoro stabile e una famiglia, ecco i miei sogni».

L’IMPRENDITORE ARRIVATO COL GOMMONE

Deda Sokol, 38 anni, ha un’impresa edile a Tradate. «Io arriverai col gommone, nel 1997. Mi hanno aiutato i miei fratelli, che erano già qui – racconta – sapevo fare il mutatore, come mio padre. Ho imparato tutto. Ho messo in piedi una azienda. Compro, vendo. Il difficile è farsi pagare. Negli ultimi due anni è stato difficilissimo, ma sono qui. E la mia impresa è solida e fattura».

LO STARTUPPER

La storia di Marsel Nikaj, 23 anni, è invece più vicina a quella delle nuove generazioni di italiani: «Avevo solo cinque anni quando arrivai – osserva – all’inizio fu difficile integrarsi a scuola. Ma ora è diverso. Mi scambiano per tedesco o francese. Parlo bene italiano, ho fatto canottaggio e partecipato ai mondiali juniores. A scuola organizzavo feste ed eventi e guadagnavo bene».

Marsel ha solo 23 anni, ma ha le idee chiare. «Il mio idolo è Steve Jobs, sono ambizioso, voglio spaccare. Sono uno startupper, abbiamo costituto una società e stiamo raccogliendo capitali per un progetto che si chiama SparkMe. E’ un social network che mette in connessione le persone, a partire dalle loro passioni. Studio all’Università Cattolica di Milano, ma vorrei fare azienda, creare lavoro».

L’IMPRENDITORE ANTI BUROCRAZIA

Queste tre storie le ha trovate Bashkim Seidju, 32 anni, un ragazzo molto particolare: albanese del Kosovo, è in Italia da venti anni. Laureato all’Insubria, come Magnola, lavora nelle pratiche per stranieri, e ha inventato una app per gli smartphone che si chiama “Infostranieri”, che ti permette di avere ogni informazione pratica sul cellulare. E’ spesso a Roma, dove i ministeri che si occupano di immigrati lo hanno preso come esempio da imitare. «Da bambino a scuola gli altri non riuscivano neanche a pronunciare il mio nome – spiega – ma poi le cose sono cambiate. Oggi il mio sogno è quello di aiutare l’Italia a cambiare la sua percezione sugli stranieri».

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 02 Novembre 2015
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