Il gallaratese che fa a pugni con James Bond: “Un sogno che si realizza”
Incontro con Alessandro Cremona, il "cattivo" nella costosissima scena d'azione di apertura dell'ultimo film di 007, "Spectre"
«È stato come realizzare un sogno, il sogno di ogni attore». Alessandro Cremona è un attore originario di Gallarate e la sua ultima performance è stata quella di recitare, o meglio fare a pugni, con James Bond, nell’ultimo film Spectre, il 24esimo della saga.
Ma non solo: non ha fatto semplicemente da comparsa, è il villain iniziale, quello con cui Daniel Craig lotta per tutta la scena d’apertura del film diretto dal premio Oscar Sam Mendes. Quella con duemila comparse, girata a Città del Messico, con rincorse e scazzottate, con calci e pugni insieme a Bond, anche su un elicottero.
«È nato tutto come un’avventura inaspettata, in un momento di crisi per lo spettacolo – racconta Cremona, 46 anni, che oggi vive a Roma insieme alla moglie e ai due figli -. Ho vinto letteralmente un provino a sorpresa, perché cercavano solo due personaggi. Poi la regia ha cambiato idea e mi hanno fatto fare il villain Marco Sciarra e mi sono ritrovato catapultato nel film di 007. Ho fatto 40 giorni di lavoro, 10 di ripresa, con tante scene di azione senza usare gli stant. Ho fatto il 90 per cento di tutto quello che si vede».
«Ero tranquillo prima di iniziare le riprese -prosegue -. Sul set non si sapeva troppo della trama: la produzione e la regia non si sbilanciavano con nessuno, dicendo solo cosa sarebbe accaduto sul set. Le informazioni sui vari ruoli erano segrete, non avevo ben capito bene cosa sarei andato a fare. Lo scoprivo piano piano girando. Quando mi sono ritrovato in messico con 2mila persone, Michael Wilson (il co-produttore della saga di James bang insieme alla famiglia Broccoli, ndr) mi ha detto: qui abbiamo buttato dentro tutti i soldi che abbiamo. Ecco, in quel momento mi sono sentito meno tranquillo».
Cremona ha dedicato la vita a cinema e teatro. Il suo esordio sul grande schermo è avvenuto con Salvatores e il suo Nirvana, poi tanto cinema italiano, molto teatro (dove è anche regista e sceneggiatore), e negli ultimi anni tanta fiction italiana. «Ho delle attitudini e l’unico modo per sopravvivere nell’ambiente è saper fare tante cose – racconta -. Da ragazzo sognavo di far parte di una mega produzione, poi si cresce le aspettative si ridimensionano, fai i conti con la realtà. Ma non si smette mai di sognare, si cercano possibilità, si sta con le antenne dritte e si coglie il colpo di fortuna. Questo è successo con Spectre».
Ecco come descrive il rapporto sul set, con un divo come Daniel Craig e un regista pluripremiato come Sam Mendes: «Era una produzione talmente familiare e accogliente, con persone sorridenti e motivate, che non c’era mai nessuno che urlava. Tutto organizzato all’inglese, in maniera perfetta: se la macchina funziona tutto aiuta a diventar bravi, è un lavoro di squadra. Con Craig è andata benissimo: la scelta su di me è stata vagliata anche da lui e durante le riprese mi ha ringraziato più volte per la professionalità. È una bellissima persona anche fuori dal set. Con Mendes, invece, mi sono trovato subito bene: anche lui arriva dal teatro e bastavano poche parole per intendersi. Ci siamo trovati e capiti al volo».
Chiedendo un ricordo particolare che si è portato a casa dal set, Alessandro ride poi non esita a raccontare: «Ci siamo presi a cazzotti e ho ricevuto anche un paio di testate, ci siamo sfasciati a più riprese. Una sera ho detto senza problemi: “Io domani non ce la faccio, sono distrutto”. Avevo l’acido lattico che mi bloccava i muscoli. Sul set mi hanno suggerito di fare un bagno caldo con cinque o sei aspirine effervescenti sciolte nell’acqua. L’indomani ero in perfetta forma. Una soluzione perfetta».
Molte novità anche nel futuro dell’attore: sarà infatti uno dei protagonisti della prossima serie tv prodotta da Lux sulla famiglia Medici, dove ci sarà anche Dustin Hoffman. La regia è affidata a Sergio Sollima e Cremona farà la parte del mercenario in due puntate. Ora che la carriera internazionale sembra avviata, lui non si sbilancia se dovesse scegliere cinema o teatro: «Il cuore va dove batte, da chi te lo fa battere, dipende dal progetto. Se il film ha bella storia, o se lo spettacolo teatrale è bello, si sceglie per questi motivi. Non ho mai capito la questione di definire o definirsi attori di cinema o di teatro, siamo attori e basta».
E il rapporto con Gallarate? «È la mia città, ci sono i miei genitori. Ci torno appena posso. Tutto quello che sono oggi scaturisce da Gallarate, quello è stato il mio ambiente di crescita. È anche il motivo per cui ho cercato altre esperienze altrove. È il senso della provincia da cui scappi, per cui vai a cercare i grandi progetti in città. Anche con la voglia, poi, di tornare a casa appena si può».
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