La testimonianza: “Perchè non rispondi? Ti prego rispondi!”
Paura e angoscia nel racconto della francese Peggy Berthier che da anni vive a Varese ma ha amici e famiglia a Parigi
La paura più grande l’ha vissuta chi nelle ore della notte scorsa era a Parigi, ma anche per chi nella capitale francese ha parenti, amici e colleghi l’angoscia è stata grande. Ce lo racconta la nostra lettrice e amica Peggy Berthier, francese che da molti anni vive a Varese, dove è coordinatrice didattica della Scuola superiore di mediazione linguistica.
“Ieri sera ero a cena con amici – racconta Peggy – a un certo punto ricevo un messaggio che mi chiedeva come stessi e se avevo sentito quello che era successo a Parigi. Il mio cuore si è fermato per un istante e mi sono subito messa a seguire le notizie. La prima cosa che mi è venuta in mente, a prescindere dall’ora è stata di chiamare le mie amiche e la mia famiglia. Quello che ho sentito subito è stato l’angoscia e la paura (perché non rispondi? Ti prego rispondi). Chiamate su chiamate, messaggi senza risposta e i minuti che sembravano un eternità. Una volta sentiti tutti, mi sono sentita sollevata e anche in colpa per essere felice perché le persone a cui voglio bene stanno bene. Infine mi sono sentita impotente e triste, perché volevo essere li ad abbracciare le persone a cui voglio bene, dargli conforto perché hanno paura”.
“Le ho sentite sconvolte e sono rimasta sconvolta – prosegue Peggy – perché ho sentito dalla loro bocca quello che leggevo sui giornali e chissà perché ma sentirlo da qualcuno che conosci rende tutto più spaventoso, diverso… Non che le atrocità, le guerre o qualsiasi altra tragedia non mi tocchino se non mi coinvolgono direttamente, ma la paura e la preoccupazione che ho sentito nella voce della mia amica rendono tutto più reale e più vicino…Mia cugina abita a 200 m dal ristorante “Le petit Cambodge”, lei era fuori, suo figlio e suo marito erano a casa… Alcuni dei suoi amici son stati feriti….Allora, il giorno dopo “le carnage”, sono arrabbiata perché penso a quello che sarebbe potuto accadere ai miei e a quello che è accaduto”.
“Penso a mia cugina che ha paura di andare a lavorare, ai Parigini che devono rimanere a casa con il terrore… Ma penso anche che se la tanto combattuta “liberté” ha fatto della Francia un bersaglio, sarà proprio la sua “fraternité” a salvarla e renderla sicuramente più forte”.
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