“No alla violenza, tutte le diversità sono da condividere”

La comunità islamica varesina si riunisce in un presidio per condannare i massacri dei terroristi. “Chi uccide una vita, uccide l’intera umanità”

L’islam non è violenza, e le diversità vanno rispettate: per ribadire questi concetti la comunità islamica di Varese e quelle dell’intera provincia si sono riunite a partire dalle 16.30 di oggi, sabato 21 novembre in piazza XX Settembre a Varese.

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Il presidio islamico contro l’Isis 4 di 12

Un momento dedicato alle famiglie – molti i bambini, molte le donne – nato spontaneamente dopo gli attentati di una settimana fa a Parigi e celebrato in tutte le piazze d’Italia sotto il motto #notinmyname. C’erano, in piazza, rappresentanti della società civile ed esponenti di numerose forze politiche di un ipotetico schieramento trasversale, fra Sel e Ncd.

Striscioni inneggianti alla pace e alla condivisione hanno campeggiato su tutta la piazza. Erano presenti le comunità islamiche di Tradate e della Valcuvia, e di altri centri dove viene seguita la religione del Profeta.

«In tutto la comunità islamica della provincia di Varese conta fra i 15 e i 20 mila credenti – ha spiegato il rappresentante della comunità islamica varesina Giorgio Stabilini – . Siamo molto felici che a questo appuntamento si siano presentati in tanti, che siano presenti padri coi figli per tramandare di generazione in generazione una cultura di pace».

«Il messaggio che vogliamo dare è di presa di posizione e condanna di quello che sta succedendo. Isis ha perpetrato violenze e omicidi che non so neanche descrivere. Questi massacratori utilizzano la bandiera dell’islam come paravento. Noi siamo cittadini di Varese, e la comunità islamica di varese è un presidio sano e vigile: saremo noi i primi ad accorgerci se sta succedendo qualcosa di non corretto».

Insieme a Samir Baroudi, storico esponente degli islamici varesini, Giorgio Stabilini ha ricordato un passo del Corano, quello dove si afferma che “chi uccide un uomo è come se uccidesse l’intera umanità”: lo hanno detto in italiano e in arabo.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 21 Novembre 2015
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