“Ryanair non può scaricare i costi sui lavoratori”. Giovedì mattina il primo corteo
La compagnia irlandese affida le attività di handling, con un subappalto, a una cooperativa. I sindacati fanno quadrato, giovedì mattina scenderanno in marcia sulle strade di accesso al terminal 1
Ryanair apre le porte a una cooperativa nel settore handling e il sindacato si prepara a dare battaglia. Giovedì 5 novembre, dalle 10, ci sarà la prima mobilitazione: assemblea e poi corteo che dall’area arrivi del Terminal 1 percorrerà l’ampio “anello” di accesso al T1.
«Perché serve una cooperativa? Per ridurre i costi, perché ha sicuramente un guadagno, meno costi e più flessibilità» dice Liviano Zocchi, della Uil Trasporti, che già ieri è intervenuto nel dibattito spiegando le perplessità. «Un’impostazione che non possiamo accettare, perché siamo convinti che l’obbiettivo è tentare di espandersi con questi metodi su Malpensa». Insomma: non preoccupa la singola mossa su Ryanair, ma il rischio che anche altri handler più o meno presenti a Malpensa intraprendano la stessa strada.
«L’aeroporto è stato in sofferenza per anni, dopo il dehubbing» ricorda Monica Avanzi, Filt Cgil. «Nel momento in cui finalmente si va a riacquisire traffico, ecco che ci si rivolge ad altri, anzichè ai lavoratori che fino ad oggi hanno pagato. Il lavoro in aeroporto era un lavoro di pregio, un tempo, oggi sta diventando un lavoro di solo sacrificio e precarietà». Di fronte alla realtà che già oggi è rappresentata da Cargo City (come richiamato anche da Renzo Canavesi, Cub Trasporti), la preoccupazione per una competizione al ribasso sui costi del lavoro è evidente. «Il dumping sociale è una certezza» dice Christian Bernardini, dell’Usb, chiamando in causa direttamente la cooperativa affidataria del subappalto. Gateano Canisi, della Fit Cisl, ricorda «l’assenza di una tariffa minima dell’handling» che lascia troppi spazi alla competizione tra gestori.
Cosa chiedono i sindacati? Innanziatutto che Ryanair e la Airport Global Service (l’azienda affidataria del servizio di handling) rinuncino al subappalto con cooperativa. «Ne vogliamo discutere con loro, non con la cooperativa che è un subappaltatore», spiegano, riferendosi anche al comunicato di Confcooperative che si propone come “mediatore” con il mondo cooperativo.
Ma non solo: i sindacati chiedono che Sea e Enac facciano passi in avanti, per ridurre il numero delle società operanti nell’handling, sull’esempio di quanto è accaduto in Aeroporti di Roma. «Abbiamo circa 40 aziende che hanno certificazione per area rampa, per servizi di ogni genere» ricorda Zocchi della UilT. «A Roma hanno cambiato metodo perché ci sono stati troppi fallimenti, legati alla competizione sui costi: noi non vogliamo arrivare ai fallimenti, serve introdurre limitazioni».
«Oggi stiamo andando in direzione opposta a Roma: là si riduce, qui si aumenta il numero di handler in rampa» aggiunge Massimo Legramandi, dell’Ugl Trasporto Aereo.
«Sea non deve essere solo gestore degli spazi immobiliari dell’aeroporto, deve avere anche un ruolo di certificatore di tutti i servizi e dei piazzali, sul versante della sicurezza e del rispetto delle regole. Stesso ruolo dovrebbe avere Enac» afferma Monica Avanzi della Filt Cgil. «Sea si vanta dei risultati ottenuti nell’attrarre nuove compagnie, ma si guarda bene da sottolineare gli aspetti problematici» conclude Orlandi della Flai.
All’assemblea e al corteo unico hanno aderito Cgil, Cisl, Uil, Usb, Flai, Ugl, Cub Trasporti. Unica realtà a non aderire: l’ADL, Associazione Dei Lavoratori. L’AdL contesta alle altre sigle scarsa fermezza nella posizione rispetto alle cooperative a Cargo City e annuncia sue alternative «iniziative libere e spontanee», per non condividere il corteo con «chi è stato nostro carnefice poco più di un anno fa» (in riferimento alla vicenda Airport Handling
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