“Aermacchi, centinaia in sciopero. Al di là delle sigle sindacali”
Officina deserta martedì mattina e centinaia di dipendenti che non sono entrati in fabbrica per protestare contro l'ultimatum dato dall'azienda per la trattativa sul nuovo contratto di lavoro
«Hanno aderito molti più lavoratori di quelli iscritti alle sigle sindacali che hanno organizzato lo sciopero. Questa mattina, ad esempio, l’officina era deserta». Parole dei rappresentanti sindacali di Fiom-Cgil e Adl-Cub che hanno organizzato lo sciopero in Aermacchi martedì 15 dicembre, su diversi turni di lavoro. Il presidio principale si è svolto davanti all’ingresso dell’azienda, dalle 6 alle 10 del mattino: sia i delegati sindacali che i rappresentanti dei lavoratori confermano che l’iniziativa, nonostante non vi abbiamo aderito le altre sigle come Fim-Cisl e Uil, è stata un successo. «Il nostro obiettivo è chiedere che l’azienda ritiri l’ultimatum del 23 dicembre per giungere a un accordo sul nuovo contratto di lavoro – spiegano -. Giovedì a Roma c’è una nuova riunione e queste trattative hanno bisogno di tempo, per il bene dei lavoratori».
I motivi dello sciopero, che giovedì ha coinvolto centinaia di lavoratori sui 1.400 presenti nello stabilimento Aermacchi di Venegono Inferiore, sono infatti le trattative per il nuovo contratto: «Abbiamo iniziato questa protesta perché c’è in atto un’operazione di una parte delle aziende metalmeccaniche che si fonderanno in Finmeccanica – spiega Fiorenzo Campagnolo di Adl-Cub Varse –. Per la nostra provincia sono coinvolte Alenia Aermacchi e Agusta. Oggi protestiamo perché all’avvio della trattativa sembrava vi fossero buoni risultati per i lavoratori, ma dopo i primi incontri la situazione è peggiorata, fino ad arrivare al rischio di 7mila esuberi in tutta Italia, quasi il 20 per cento dell’intera occupazione della “one company” che si verrà a creare. L’azienda non dichiara come tutelerà questi lavoratori in esubero e come saranno distribuiti».
L’azienda, durante le trattative, ha quindi imposto il termine del 23 dicembre come data ultima per trovare un accordo sul contratto. «Finmeccanica ha dichiarato che se, entro quella, data non si raggiunge un accordo procederà lei unilateralmente senza accordo integrativo – continua Campagnolo – . Si stanno perdendo diritti ogni incontro che si fa a Roma, i lavoratori lo sanno. Le altre sigle sindacali temono di indisporre l’azienda con queste azioni di protesta. Noi, invece, pensiamo siano necessarie per far sentire la voce dei lavoratori».
Anche Nino Cartosio della Fiom-Cgil conferma che «c’è sciopero perché lo hanno chiesto i lavoratori. Al di là delle sigle sindacali. Lo dimostra proprio l’alta adesione avuta oggi e il fatto che questa mattina l’officina fosse deserta. Settimana scorsa Finmeccanica ha continuato a proporre delle soluzioni che abbassano il trattamento dei lavoratori rispetto alle condizioni attuali. Oltre a ciò vogliono chiudere la trattativa entro il 23 dicembre, ma i punti di dissenso sono rilevanti. Porre questo ultimatum è imporre il punto di vista dell’azienda senza contrattazioni. Per noi la trattativa deve andare avanti fino a trovare soluzioni equilibrate».
Davide Feleppa della Rsu aziendale spiega che «non si può porre la minaccia di tornare ai contratti nazionali. Credo che uno sciopero in questo momento faccia arrivare un messaggio forte e chiaro ai tavoli della trattativa. Vogliamo tornare nel merito della discussione e la manifestazione di oggi non vuole interrompere la trattativa ma arrivare a un compromesso». Sulla stessa linea anche Paola Ferraresi, lavoratrice, anche lei nella rappresentanza sindacale dell’azienda: «Gran parte dei lavoratori di Venegono lavora nel settore ingegneristico e chiedere dei diritti nel contratto è a garanzia della qualità del lavoro. Se il contratto che vuole Finmeccanica è un contratto al ribasso, va proprio a discapito della qualità di Finmeccanica stessa. Avere dei diritti, vuol dire anche avere una forza di lavoro qualificata. Noi stiamo lottando per questo».
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