Borghi: “Toglietela dalle mani del ministero e l’ippica italiana rinascerà”
Il presidente della Svicc spa parla di rilancio del settore. «Con investimenti mirati si potrebbero raggiungere i 4 miliardi di fatturato e generare 40mila posti di lavoro»

È un Guido Borghi in forma, quello prenatalizio. Il presidente della Svicc spa (Società varesina incremento corse cavalli), la società che gestisce l’ippodromo delle Bettole di Varese e le corse di galoppo, è consapevole che questo è un momento decisivo per fare alcune richieste a livello nazionale e permettere così all’ippica italiana di sopravvivere a questa fase.
Borghi parte da una brutta notizia, ovvero i 20 milioni di euro di tagli al settore contenuti nella bozza della Legge di Stabilità. «E pensare che il 2016 doveva essere l’anno del rilancio secondo il ministero delle politiche agricole e forestali» dice ironicamente Borghi.
Non sono molti, ma diventano un’enormità se sommati a quelli precedenti. L’ippica nostrana in questi anni ha subìto infatti tagli pari a 145 milioni di euro, oltre il 45% degli stanziamenti totali, passati dai 380 milioni di euro del 2011 ai 177 milioni del 2016, stanziamenti che saranno così ripartiti: 90,5 milioni serviranno per i montepremi, 48 per gli ippodromi e 38,5 milioni di euro per il resto dell’intera la filiera (allevatori, giudici, antidoping etc. etc.).
Il presidente della Varesina ragiona da imprenditore e quindi pensa a come rilanciare l’intero movimento. La prima manovra da fare, secondo lui, è togliere l’ippica dalle mani del ministero e della politica. «Ci vogliono persone che conoscano bene il settore – spiega Borghi – e facciano una serie di azioni per rilanciarlo. Oggi non c’è comunicazione e non c’è pubblicità. E per far crescere uno sport che è anche spettacolo devi fare investimenti in quella direzione. Qui si vedono solo tagli».
Borghi fa un ragionamento partendo dai numeri. Portare l’ippica al 4% del volume di gioco complessivo significa generare un fatturato di 4 miliardi di euro e un potenziale occupazionale notevole. «Attualmente – continua il presidente della Varesina – in Italia vengono impiegate 15 mila persone, la crescita di addetti sarebbe di almeno 40 mila posti di lavoro. Se poi noi avessimo il 60% delle scommesse si potrebbe arrivare a oltre 100 mila occupati. Come del resto succede in Inghilterra, Francia e Australia».
In gioco naturalmente c’è anche il destino di Varese e del suo impianto che vanta una tradizione ultrasecolare. L’ippodromo delle Bettole vive infatti un paradosso perché pur essendo tra quelli che fanno i maggiori volumi di gioco, con una media di scommesse sul campo che si aggira intorno ai 20mila euro, quasi il doppio rispetto ai grandi impianti come Milano, Roma e Napoli, è continuamente penalizzato nella programmazione. «Noi siamo sempre stati considerati come un ippodromo satellite di Milano – spiega Borghi – ma non capisco perché nonostante i nostri numeri e la nostra grande tradizione, non ci facciano correre un po’ meno in inverno e un pò di più in primavera, correre anche di sabato e di domenica, anziché sempre di lunedì sera».
La vicenda della pista di trotto a Varese è ferma davanti al giudice, la Svicc ha infatti un contenzioso aperto con il ministero delle Politiche agricole perché, dopo aver avuto l’autorizzazione a correre, non ha ricevuto i necessari trasferimenti per adeguare l’impianto.
L’ippica sembra dunque essere giunta a un capolinea. O si rivoluziona tutto o si muore. In tutti questi anni, chi ha gestito il settore, Svicc compresa, non è stato in grado o non ha voluto fare lobby per preservare un interesse che oltre ad essere economico è anche storico e sportivo. Un’incapacità che secondo Borghi dipende dall’individualismo di alcune persone. «L’ippica è un settore che si esporta facilmente – conclude il presidente della Varesina -. I migliori fantini sono italiani, i nostri cavalli vengono acquistati a cifre ragguardevoli. Cito per esempio Vittadini che ne ha appena venduti due agli irlandesi per 400mila sterline, cavalli nati e allevati qui da noi. Ci sono stati però uomini che non hanno pensato al movimento nel suo complesso, ma solo a se stessi. Giovedì prossimo abbiamo un’assemblea a Bologna per togliere l’ippica dalle mani di certe persone».
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